Comunicato di una sezione del Blocco Nero [Black Bloc] del 30.11.99 [N30] a Seattle - NO2WTO

scritto da ACME Collective (Seattle 4.12.99) tradotto da: Tactical Media Crew - http://www.tmcrew.org

Il 30 novembre, diversi gruppi di individui uniti nel black bloc [blocco nero/spezzone nero] hanno attaccato molteplici obiettivi sedi di multinazionali nel centro di Seattle. Tra queste c’erano (tanto per citarne alcune): Fidelity Investment (azionista di maggioranza della Occidental Petroleum, che vuole eliminare la tribù degli U'wa in Colombia - per estrarre dai loro territori), Bank of America, US Bancorp, Key Bank e Washington Mutual Bank (istituzioni finanziarie chiave nella espansione della repressione globale operata dalle multinazionali), Old Navy, Banana Republic e GAP (come società di proprietà della famiglia Fisher, sono responsabili e simbolo della distruzione delle foreste del Northwest e sfruttatori dei lavoratori del terzo mondo con paghe miserabili), NikeTown e Levi's (i cui prodotti hanno prezzi altissimi e sono prodotti in condizioni di semi-schiavitù nel sud del mondo), McDonald's (paghe bassissime, spacciatore di cibo spazzatura, responsabile della distruzione delle foreste tropicali, per la distruzione del suolo e per l'uccisione di milioni e milioni di animali), Starbucks (venditore di una sostanza, il caffè, che provoca assuefazione, viene prodotto in fattorie dove i contadini, con paghe al di sotto del livello di povertà, nella produzione sono forzati a distruggere le loro foreste locali), Warner Bros. (monopolista dei media), Planet Hollywood (per essere Planet Hollywood).

Questa azione è durata per oltre 5 ore ed è consistita nello sfondamento delle porte, delle vetrine, di tutte le vetrate e nella devastazione delle lussuose facciate dei megastore delle multi e delle sedi delle aziende o delle banche. Fionde, distributori automatici dei giornali, bidoni della spazzatura, mazze ferrate, martelli, piedi di porco sono stati usati strategicamente per distruggere le proprietà delle corporation e per poter entrare... (uno dei tre Niketown ed uno degli Starbucks attaccati sono anche stati saccheggiati). In più sono anche state usate palle di vernice, uova con dentro soluzioni corrosive per il vetro e bombolette di vernice spray.

Il blocco nero è stato un raggruppamento, organizzato per intelligenza individuale, di gruppi di affinità ed individualità che hanno girato per il centro di Seattle spinti per un verso da una "significativa" e vulnerabile vetrina di negozio e per un altro dalla vista di un raggruppamento di polizia. Diversamente dalla gran parte degli attivisti che sono stati gassati con spray irritante e con i lacrimogeni e contro i quali sono stati sparati in più occasioni proiettili di plastica, la maggior parte di noi del blocco ha evitato feriti pesanti rimanendo costantemente in movimento, cercando di evitare lo scontro frontale con la polizia. Stavamo stretti [cordonati] ed ognuno guardava le spalle dell'altro. Quelli attaccati dai federali sono sfuggiti all'arresto grazie alla velocità di reazione ed alla organizzazione del membri del black bloc. Il senso di solidarietà è stato imponente.

LA POLIZIA PACIFISTA [The Peace Police]

Sfortunatamente, la presenza e la persistenza della "peace police" è stata abbastanza di disturbo. In almeno 6 diverse occasioni, i cosiddetti attivisti "non violenti" hanno aggredito fisicamente chi stava attaccando le proprietà delle multi. Alcuni sono anche andati così oltre da mettersi davanti al Niketown super store e ostacolare e far andare via il black bloc. Infatti, questi sedicenti "peace-keepers" [portatori di pace] hanno posto a gran rischio gli individui del black bloc, più dei noti, violenti ed in uniforme "peace-keepers" spediti dallo stato (anche agenti in borghese hanno sfruttato la copertura dei pacifisti per cercare di prendere quelli che erano impegnati nella distruzione delle proprietà delle multi).

REAZIONE AL BLACK BLOC

La reazione alle attività del black bloc hanno evidenziato alcune delle contraddizioni e dell'oppressione interna che si vivono gli "attivisti non-violenti". A parte l'ovvia ipocrisia di quelli che fanno violenza contro chi è a volto coperto e vestito di nero (molti dei quali sono stati aggrediti malgrado il fatto che non siano mai stati coinvolti nelle attività di distruzione di proprietà), questo è il razzismo degli attivisti privilegiati che possono permettersi di ignorare la violenza perpetrata contro la maggior parte della società e della natura in nome del diritto di proprietà privata. Lo sfondamento delle vetrine ha coinvolto e ispirato gran parte della comunità sfruttata e oppressa di Seattle più di quanto ogni altro pupazzo gigante o costume da tartaruga marina avessero mai potuto fare (non per disprezzare l'efficacia dei metodi utilizzati dagli altri gruppi).

DIECI LEGGENDE SUL BLACK BLOC

Qui c'è qualcosa per sfatare le voci che sono circolati riguardo al black bloc del 30 novembre:

1. "Sono tutti un gruppo di anarchici di Eugene." Mentre alcuni possono in effetti essere anarchici di Eugene, Oregon, noi arriviamo da tutti gli Stati Uniti, anche da Seattle. In ogni caso molti di noi sono consapevoli dei problemi locali di Seattle (per esempio la recente occupazione del centro fatta dai rivenditori delle più infami compagnie multinazionali).

2. "Sono tutti seguaci di John Zerzan." Un sacco di chiacchiere sono circolate sul fatto che noi siamo tutti seguaci di John Zerzan, un autore anarco-primitivista di Eugene che ha sostenuto l'azione di distruzione di proprietà delle multi. Mentre alcuni di noi possono apprezzare i suoi scritti e le sue analisi, lui non è in nessun caso il nostro leader, direttamente, indirettamente, filosoficamente o altro.

3. "Lo squat occupato per il NO2WTO a Seattle è il quartier generale degli anarchici che hanno distrutto le proprietà il 30 novembre." In realtà, la maggior parte delle persone all' "Autonomous Zone" squat sono persone di Seattle che hanno passato gran parte del loro tempo sin dalla sua apertura il 28.11 nello squat. Mentre ci si puo' conoscere gli uni con gli altri, i due gruppi non corrispondono e comunque in nessun caso lo squat puo' essere considerata la base delle persone che hanno fatto l'azione di distruzione delle proprietà.

4. "Il blac block ha innalzato la tensione il 30.11 facendo si che si arrivasse a sparare lacrimogeni e gas irritanti anche contro i manifestanti non violenti." Per rispondere a questo, possiamo solo notare che lo sparare i lacrimogeni, il gassare la gente col pepper spray, lo sparare i proiettili di gomma è tutto iniziato molto prima che il black bloc iniziasse la distruzione di proprietà. In più dobbiamo opporci alla tendenza a stabilire reazioni di causa effetto tra la repressione della polizia e diverse forme di protesta, che queste prevedano o meno la distruzione di proprietà. La polizia ha il compito di difendere la minoranza dei ricchi e l'accusa di violenza non puo' essere sempre addossata contro chi prova a reclamare i propri diritti.

5. Dall'altro verso: "Hanno agito in risposta alla repressione della polizia." Mentre cio' puo' in qualche modo sembrare una più positiva rappresentazione del black bloc, è comunque, senza meno, falsa. Noi rifiutiamo il fatto di essere male interpretati ossia di aver agito solo per reazione. Anche se per alcuni la logica del black bloc potrebbe non avere senso, è comunque in ogni caso una logica PER e non contro. [pro-active logic]

6. "Sono solo una massa di ragazzi, adolescenti, incazzati." A parte il fatto che è falso nascondere tutto dietro logiche sessiste e di spregio per i giovani. La distruzione di proprietà non è stata un rilascio di furia, o una botta di testosterone, o un branco di teppisti macho. Nemmeno per attaccare e far infuriare i reazionari. è stato specificatamente e strategicamente colpire con l'azione diretta gli interessi delle multinazionali.

7. "Volevano solo combattere." Questo è semplicemente assurdo, e convenientemente trascura l'aggressività della "peace police" nello scontrarsi contro di noi. Di tutti i gruppi coinvolti nell'azione diretta, il black bloc è stato forse il meno interessato a scontrarsi con l'autorità e noi non avevamo sicuramente nessun interesse nello scontrarci contro altri attivisti anti-WTO (malgrado alcuni non siano d'accordo con questa tattica).

8. "Sono una massa teppistica caotica, disorganizzata ed opportunista." Molti di noi potrebbero sicuramente passare dei giorni argomentando sul significato di "caotico", ma certamente non siamo disorganizzati. L'organizzazione è stata fluida e dinamica, ma era totale e dura. Per quanto riguarda l'accusa di opportunismo, è difficile immaginare chi delle migliaia di partecipanti non ha preso l'opportunità creata a Seattle per portare avanti i propri obiettivi, la propria agenda. La domanda diventa allora abbiamo partecipato alla creazione di questa opportunità, e molti di noi certamente lo hanno fatto (che ci porta al prossimo mito):

9. "Non conoscono la questione" oppure "non sono attivisti che hanno lavorato su questo." Sebbene noi possiamo non essere attivisti professionisti [sindacalisti, lobbisti] noi tutti abbiamo lavorato per mesi per essere qui a Seattle. Molti di noi hanno lavorato per questo nelle proprie città ed altri sono venuti a Seattle mesi prima per organizzare questo. Per certo siamo responsabili di molte centinaia di persone che sono scese in piazza il 30 novembre a Seattle, dei quali solo una piccola minoranza ha avuto a che fare con il black bloc. La maggior parte di noi sta studiando gli effetti dell'economia globale, dell'ingegneria genetica, estrazione di risorse, trasporti, condizioni di lavoro, eliminazione dell'autonomia dei popoli indigeni, diritti degli animali e degli umani ed abbiamo fatto iniziative su queste questioni per anni. Non siamo ne poco informati ne inesperti.

10. "Gli anarchici a volto coperto sono antidemocratici e "pericolosi" perché nascondono la loro identità." Fronteggiamola! (a volto coperto o meno) comunque quella in cui viviamo non è una democrazia. Se questa settimana [di gas, botte, coprifuoco e no protest zone] non lo avesse esemplificato abbastanza, lasciateci ricordarvi che viviamo in uno stato di polizia. La gente ci dice che se davvero siamo convinti di essere nel giusto, di aver ragione ebbene non dovremmo nasconderci dietro passamontagna e fazzoletti. "La verità prevarrà " è l'affermazione che ci viene fatta. Sebbene questo sia un giusto e nobile obiettivo, non funziona con la realtà di oggi. Quelli che pongono problemi o minacce significative all'assetto del Capitale e dello Stato sono perseguitati. Alcuni pacifisti ci potrebbero dire di accettare questa persecuzione con buono spirito. Altri potrebbero dirci che è un sacrificio che merita grande rispetto. Non siamo ne così burberi ne sentiamo di avere il privilegio di subire la repressione come un sacrificio: la repressione è per noi giornaliera ed inevitabile e facciamo tesoro della nostra poca libertà. Accettare l'incarcerazione come una forma di "sacrificio/martirio/privilegio" tradisce il godere di una buona quantità di privilegi del "primo mondo" in chi lo afferma. Noi sentiamo che un attacco alla proprietà privata sia necessario se vogliamo ricostruire un mondo che sia vivibile, salutare e felice per chiunque. E questo a dispetto del fatto gli abnormi diritti della proprietà privata in questo paese trasformano qualsiasi danneggiamento della proprietà privata in un crimine che prevede subito 250 dollari di multa.

MOTIVAZIONI DEL BLACK BLOC

L'intento principale di questo comunicato era quello di disperdere l'alone di mistero che ha circondato il Black Bloc, e renderne le motivazioni più trasparenti [comprensibili], fino a che le nostre maschere sul viso non lo permetteranno.

RIGUARDO ALLA VIOLENZA CONTRO LA PROPRIETA'

Noi riaffermiamo che la distruzione di proprietà non è un'azione violenta, a meno che non ci perda la vita qualcuno o qualcuno ne abbia danno (fisico). Secondo questa definizione la proprietà privata - specialmente la proprietà privata delle multinazionali [chiaro] - è in se stessa infinitamente più violenta di ogni azione rivolta contro di essa. La proprietà privata va distinta dalla proprietà personale.
La seconda riguarda l'utilizzo mentre la prima riguarda il commercio. Il principio basilare riguardo alla proprietà personale è che ognuno ha cio' di cui ha bisogno. Il principio che invece sottende il concetto di proprietà privata è che alcuni di noi hanno qualcosa che qualcun'altro vuole o di cui ha bisogno.

In una società che si fonda sui diritti della proprietà privata, quelli che sono capaci di accumulare molti beni di cui gli altri hanno bisogno o desiderio hanno un grande potere. Per estensione, hanno un ancor più grande potere quanto più riescono a far percepire agli altri di dover desiderare o di aver bisogno di determinati beni, solitamente nell'interesse di aumentare i loro profitti. Portare avanti il "libero mercato" vuol dire far arrivare questo processo alle sue logiche conclusioni: una rete di poche industrie monopoliste con un controllo completo sulle vite di tutti noi. Portare avanti un "mercato giusto/equo" vuol dire aspirare a vedere questo processo mitigato dalle leggi dei governi, ossia imporre degli standard umanitari di base. Da anarchici rifiutiamo entrambe le posizioni. La proprietà privata - e quindi il capitalismo - sono intrinsecamente violenti ed oppressivi e non possono essere riformati o mitigati.

Se il potere di ognuno di noi è concentrato nelle mani di poche corporazioni o impegnato nel creare un apparato di regole che possano mitigare gli effetti del disastro da esse provocato, nessuno può essere poi così libero o così potente come potrebbe invece esserlo in una società non gerarchica. Quando rompiamo una vetrina, noi aspiriamo a distruggere la sottile maschera di legittimità che circonda i diritti della proprietà privata.

Nello stesso modo, noi aborriamo quel tipo di relazioni sociali violente e distruttive di cui sono oramai impregnate tutte le cose che ci circondano. Con il "distruggere" la proprietà privata, noi ne convertiamo il suo limitato valore e ne espandiamo il valore d'uso. Una vetrata di un megastore diventa una fessura attraverso la quale passa una ventata di aria fresca nell'atmosfera oppressiva di un ipermercato (almeno fino a quando la polizia non decide di sparare i lacrimogeni vicino la barricata che blocca la strada). Un distributore automatico di giornali diventa un attrezzo per creare questa fessura, o per fare una piccola barricata per richiedere spazio pubblico libero [...]. Un cassonetto diventa un ostacolo all'avanzata di un plotone di sbirri antisommossa ed una fonte di luce e di calore. La facciata di un palazzo diventa una bacheca per messaggi per registrare illuminanti idee per un mondo migliore.

Dopo il 30 novembre (N30) molte persone non guarderanno più una vetrina o un martello allo stesso modo. Gli usi potenziali dell'intero arredo urbano sono enormemente aumentati. Il numero delle vetrine infrante impallidisce di fronte al numero dei tabù infranti, tabù che ci vengono imposti dall'egemonia delle corporazioni per farci stare buoni e non farci pensare a tutte le violenze perpetrate in nome della proprietà privata ed a tutte le potenzialità di una società senza di loro.

Le vetrine rotte possono essere chiuse con tavole (con ancora altro spreco delle nostre foreste) ed eventualmente sostituite, ma l'infrangimento dell'accettazione passiva speriamo che persista per molto tempo a venire.

Contro il capitale - contro lo stato


the ACME Collective


Nota: queste osservazioni ed analisi rappresentano solo quello che esprime l'ACME Collective e non rappresentano il resto del black bloc o chi era in piazza il N30 o chiunque altro che si è dato da fare per distruggere le proprietà delle multi quel giorno.

 
 

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