MENTRE LA CITTA' DORME
Martedì 14 ottobre all'alba, in una "brillante operazione" coordinata da Zencher, la Polfer della stazione di Rovereto ha controllato i documenti e quindi arrestato quattro prostitute nigeriane non in regola con il permesso di soggiorno. Per il semplice fatto di essere povere e senza documenti (in assenza, cioé, di ogni reato), tre di loro sono state deportate in un lager - quelli che la lingua di Stato chiama «centri di permanenza temporanea» - vicino a Roma. La quarta è stata rinchiusa nel carcere di Rovereto in quanto già raggiunta in precedenza da un provvedimento di espulsione. Chissà quanti maschi perbene, in cerca la notte dei favori di queste ragazze, applaudiranno le forze di polizia per aver deportato un pezzo di miseria dalla loro (diurna) vista.
Sono milioni le donne e gli uomini che migrano nella speranza di trovare condizioni di vita un po' meno odiose, oppure per sfuggire a qualche guerra cui pure il governo italiano dà il suo contributo. Ricattati con il permesso di soggiorno, sono spinti ad accettare ogni tipo di lavoro e di alloggio, clandestinizzati per diventare merce ancora più sfruttabile. Quando non finiscono affogati (come è successo a più di settanta di loro qualche giorno fa nel sud Italia), trovano uno Zencher qualsiasi, una divisa a bloccare loro la strada verso il futuro, qualche oscuro funzionario, piccolo ingranaggio della macchina delle espulsioni. Cosa li aspetterà nei loro paesi (la miseria, la guerra, la morte?) ai Zencher non interessa. «Faccio solo il mio lavoro», dirà il poliziotto di turno, come hanno sempre ripetuto i piccoli e grandi gerarchi. Tutt'attorno l'indifferenza, la parte più estesa di quella «zona grigia» - come la chiamava Primo Levi - fatta di collaborazione con chi opprime, sfrutta, espelle. Continueremo a dimenticare i nostri migranti e il razzismo che trovavano ad accoglierli? Continueremo a leggere libri sulla deportazione nazi-fascista e a pensare che ora è tutto diverso, che noi non c'entriamo?
alcuni disertori della «zona grigia»
[Rovereto, 17 ottobre 2003]
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