Di carcere si muore...
Giovedì 22 luglio 2004 un ragazzo brindisino di venticinque anni, Giuseppe De Marino, si è impiccato nella sua cella del supercarcere leccese di Borgo San Nicola. Era stato arrestato a dicembre per rapina e da aprile era rinchiuso nel carcere di Lecce, in attesa che la giustizia lo giudicasse e lo condannasse a scontare alcuni anni della sua esistenza tra sbarre e cemento armato.
Non è il primo episodio del genere accaduto nel carcere di Lecce, e probabilmente, purtroppo, non sarà neanche l’ultimo, e casi del genere si verificano troppo frequentemente in tutte le carceri d’Italia e del mondo.
Un lenzuolo annodato alle sbarre della finestra ad una estremità ed al proprio collo dall’altra, questa è stata la soluzione che Giuseppe ha scelto per evadere, non solo dal carcere che gli negava la libertà, ma dalla vita intera.
Quella del suicidio è una scelta rispettabile e personalissima, quando viene presa liberamente e senza costrizioni. Ma quando un gesto del genere viene attuato in carcere, senz’altro non è una libera scelta. Non si possono effettuare libere scelte stando rinchiusi in un posto coattamente, dove la vita intera è gestita da altra gente e ci si deve trascinare nel solito "tran tran" quotidiano fatto di perquisizioni, umiliazioni, provocazioni, cancelli e blindati che si aprono e si chiudono, guardie, colloqui; di uscite e rientri dall’aria, di pasti, docce e tutto il resto secondo tempi e modalità decisi da altri. Sono tutte queste cose, e molte altre ancora, che fanno "scegliere" la via del suicidio a chi si trova rinchiuso in questi luoghi. E tutto ciò non viene vissuto per libera scelta, ma è imposto da uno Stato terrorista e assassino che sulle carceri si basa, che sulle carceri poggia le sue stesse fondamenta e la sua esistenza.
Il carcere, concezione mentale e struttura fisica usata come spauracchio per imporre le proprie regole e rinchiudere materialmente chi ad esse non si adegua o le infrange.
E allora, se la via del suicidio in carcere viene presa per ciò che lo Stato in esso e con esso impone, allora il vero assassino è lo Stato, ed ogni suicidio che avviene nelle sue carceri, così come nei suoi CPT, nei suoi ospedali, nelle sue comunità terapeutiche, nei suoi manicomi ed in ogni altra istituzione totale da esso gestita, altro non è che un omicidio, solo l’ennesimo omicidio di Stato!
Questo numero di Peggio, per quello che può valere, lo dedico alla memoria di Giuseppe De Marino. Un modo come un altro per ricordare quanto accade quotidianamente attorno a noi.
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