BOCCIODROMO: IL RITORNO
Siamo tornati. Nonostante gli sgomberi e la repressione, nonostante il tentativo di criminalizzarci siamo di nuovo qui, al Bocciodromo.
Ci siamo tornati perché la repressione fa meno paura dell'orrore di questo mondo, è meno mortale dell'inquinamento e della cementificazione, degli organismi transgenici, ci fa meno paura dell'idea di non poter far nulla per cambiare tutto ciò.
Ogni giorno in nome del denaro e del potere vengono uccise, rinchiuse e torturate migliaia di persone, si disbosca, si avvelena. A farlo sono la polizia, l'esercito, le fabbriche, le auto e tutti i prodotti dell'industrializzazione, sono le leggi che permettono stragi come quella di Lampedusa. Questo è quello che noi chiamiamo terrorismo, quello che fanno Stati e multinazionali dell'economia (sempre che esista una differenza reale tra loro) e chi lo nega o è un cretino o è un ipocrita che marcia su questo mondo marcio, sulla vita di merda a cui costringe gli altri.
L'occupazione è uno dei modi che abbiamo trovato per riuscire a strappare uno spazio dove poterci confrontare su queste cose, uno spazio che sia realmente libero, autogestito, dove ricreare la socialità e la solidarietà che questo mondo sta smantellando, anche dove divertirci. Un luogo dove collettivamente cercare soluzioni a problemi collettivi, senza il meccanismo della delega, dove riprendere in mano le nostre vite, perché da troppo tempo ne siamo stati privati.
Il proprietario dello stabile intende demolirlo e fino ad allora resterebbe inutilizzato, come migliaia di altri. Tra questi anche l'ex Peterlini, stabile da noi occupato l'anno scorso e immediatamente sgomberato perché proprietà della provincia, cioè di tutti, cioè di nessuno, perché NESSUNO lo può utilizzare (anche perché la polizia e i vigili del fuoco quando ci hanno sgomberato, l'hanno distrutto per evitare che qualcuno lo utilizzasse), un bell'esempio di bene "pubblico".
Come sempre il Bocciodromo sarà aperto a chiunque lo voglia far vivere delle proprie idee, dei propri slanci, e sarà ovviamente chiuso a polizia, sciacalli politici e giornalisti che tanto collaborano tutti i giorni a costruire questo stato di cose.
[8 novembre 2003]
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