Titolo: BIP STIAMO VERIFICANDO
Note: [Articolo tratto dal n.13, luglio 2003 di "Terra Selvaggia - Pagine anticivilizzatrici"]

BIP STIAMO VERIFICANDO

Alla base della capacità di controllo sociale c’è quella dell’identificazione delle persone. Può sembrare una banalità, ma sicuramente non lo è per il Dominio che da sempre cerca di avere la conoscenza più precisa possibile dei suoi sudditi.

Ecco spuntare, molti anni fa, l’anagrafe e la carta d’identità ormai diffusissime e accettate un po' ovunque. Oggi, ancor prima del rilascio della carta d’identità veniamo codificati (con l’assegnazione del codice fiscale) appena un’ora dopo che siamo venuti al mondo; lo Stato si presenta alla mamma con un’inesorabile codice a barre pronto per il nuovo nato: sancisce così il suo ingresso nel mondo della burocrazia. Oggi grazie allo sviluppo dell’informatica la capacità degli schedari è diventata impressionante, fino ad arrivare agli attuali progetti che ne prevedono l’unificazione a livello europeo. Noi abitanti del mondo rovesciato ci troviamo perfino al paradosso di essere vivi in carne ed ossa ma di non essere riconosciuti come tali da un impiegato che ci sta davanti per mancanza di un banale attestato d’anagrafe, senza il quale tu non esisti.

Da qui la necessità delle istituzioni di poter dire che tu sei tu (e chi altri senno?), ovvero di associare ad un corpo la sua persona virtuale-burocratica.

Il possesso è stato per lungo tempo l’unica forma di riconoscimento, l’identità per esempio è stabilita sulla base di qualcosa di esterno alla persona, un documento da portarsi con sé, senza il quale si rischia anche di passare qualche ora in Questura per il riconoscimento. . Ma i "controllori" si sono presto resi conto che il possesso può venir meno in qualunque momento e che il furto o la falsificazione sono ampiamente usati, spesso proprio per sfuggire ai controlli sbirreschi o anche per truffare i possessori di carte magnetiche (perché anche per queste la garanzia di sicurezza non è totale).

Se un individuo lo si vuole identificare inconfutabilmente l’unico modo è riconoscerne le caratteristiche biometriche personali, in parole povere le caratteristiche fisiche. Ci sono tantissime caratteristiche biometriche utili per il riconoscimento, le più comuni sono quelle presenti sulla carta d’identità (altezza, colore degli occhi), ma la scienza che le studia sta avanzando sempre di più, continuando la sua alleanza con i fautori del controllo sociale.

Le caratteristiche uniche degli individui su cui ci si concentra per il riconoscimento sono molteplici: identificazione dell’iride o della retina, parametri facciali, DNA, mappa delle vene della mano, timbro della voce, geometria della mano, impronte digitali etc. Molte società private si stanno specializzando in uno solo di questi settori, nella speranza di creare uno standard accettato da tutti; ma ogni riconoscimento delle caratteristiche biometriche ha determinate qualità e invasività e possiamo scommettere sulla diffusione incrociata di diverse forme di riconoscimento (identificazione dell’iride + identificazione del volto + identificazione dell’impronta digitale = possibilità di errore pressoché nulla).

Anche perché c’è una fondamentale differenza sul tipo di riconoscimento: vi sono sistemi che ti riconoscono per accedere in qualche luogo (fisico o virtuale) procedendo quindi ad una verifica e vi sono quelli che invece procedono ad una identificazione. Lo strumento è lo stesso, l’uso che se ne fa è diverso.

Nel primo caso i sistemi di controllo biometrici stanno diventando sempre più diffusi per l’accesso ad aree protette. Per adesso quelli maggiormente utilizzati sono l’iris recognition (riconoscimento dell’iride), il face recognition (risonoscimento del viso) e l’impronta digitale. Per esempio in alcuni aeroporti una speciale telecamera fotografa l’iride del personale e la confronta con quelle in archivio, solo se corrispondono si aprono le porte; lo stesso avviene per i secondini di alcune prigioni americane. Nei casi di identificazione invece tali sistemi sono già stati usati alla frontiera tra Pakistan e Afghanistan o tra i detenuti nel carcere-lager di Guantamano (che sono stati sottosposti alla schedatura di iride, impronte digitali e del volto).

Anche le impronte digitali sono ritenute un metodo sicuro per l’identificazione; fino ad oggi sono state usate perlopiù per scoprire i responsabili di reati, ma da un domani oramai prossimo saranno archiviate e permetteranno l’identificazione semplicemente premendo su un sensore ottico. Si potranno fare acquisti usando il dito al posto della carta di credito, accedere a locali o azionare meccanismi come automobili o armi destinati all’uso del solo proprietario. Già per esempio l’ingresso ad alcune banche in Italia è dotato di un lettore di impronte collegato al pulsante per l’apertura porta. Senza la lettura delle impronte non si entra, e una volta acquisite queste rimarranno in memoria per un certo periodo di tempo e utilizzate in caso di rapine.

Ma sicuramente gli sviluppi più insidiosi sono quelli di sistemi collegati direttamente alle telecamere che invadono piazze e strade delle città. Tali software permettono di analizzare le caratteristiche facciali di chiunque entri nello schermo e fare una comparazione con dati posti in memoria. In Italia la società fiorentina Red Duck ha sviluppato un database di 950 foto di pregiudicati e piazzato 18 webcam in punti strategici in una città su cui mantengono stretto riserbo. Il sistema se rileva una corrispondenza del 90% con uno dei volti archiviati invia un SMS alla questura, da cui potranno partire controlli sulla persona in questione. Si tratta ovviamente di un progetto pilota che ben presto diverrà lo scenario agghiacciante delle metropoli-galera.

Alcune aziende specializzate nel riconoscimento attraverso la biometria, si sono poste il problema della accettazione di certi tipi di riconoscimenti da parte di chi tali trattamenti dovrà subire, ma noi non dubitiamo che tali aziende dopo che avranno infarcito il mercato di curiose quanto stupide innovazioni tecno-biometriche (lo svago tecnologico va per la maggiore) la questione del controllo passerà in secondo piano, anzi probabilmente sarà addirittura invocata in quanto venduta come deterrente per i rischi che oggi come oggi campeggiano sulla bocca di tutti: criminalità e terrorismo.

Grazie alle nuove tecnologie saremo sempre più le pedine di un mondo senza fuori, da cui non si può più nemmeno immaginare di uscire.

Così come fa oggi per i documenti falsficati la malavita saprà stare al passo con i tempi e dotarsi di strumenti per imbrogliare i sistemi di riconoscimento?

 
 

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