Questo è un volantino distribuito a Trento, Rovereto e dintorni nei giorni precedenti lo sciopero del 9 gennaio 2003, nelle rimesse e in città. La mobilitazione in regione si è limitata allo sciopero degli straordinari e – solo in parte – del mancato riposo tra i turni. Il sindacato di base si era dimenticato di dare comunicazione dello sciopero nei termini di tempo previsti dalla legge… e non c’è stata la forza di scioperare lo stesso.

I compagni hanno passato la giornata a volantinare, attacchinare e discutere con gli autisti. Il clima era comunque solidale. Varie macchine obliteratrici sono state messe fuori uso in solidarietà con i lavoratori e contro l’azienda. I passeggeri in generale erano più che contenti di non pagare. Per i controllori non è certo un buon periodo per fare multe…

BENTORNATO SCIOPERO SELVAGGIO

I lavoratori dei trasporti pubblici ci permettono tutti i giorni di spostarci rendendoci un servizio fondamentale. Se bloccano tutto perché lo sfruttamento e la presa in giro a cui sono sottoposti dall’azienda non sono più tollerabili, non è solo un problema loro, è un problema di tutti. Essere solidali, cercando di dare ancora più forza e più voce alla loro lotta, è il minimo. Se arriviamo tardi al lavoro o a scuola a causa di uno sciopero, non è forse un po’ di tempo strappato per discutere, per camminare, per vivere?

Salutiamo calorosamente il ritorno del gatto selvaggio, unico modo per rendere reale e incisivo – invece che simbolico e addirittura conveniente per le aziende – lo sciopero. Non a caso questa forma di protesta si è estesa a macchia d’olio in tutta Italia, arrivando – un paio di settimane fa – anche a Trento, Rovereto e Riva. Sono in tanti ad aver affermato: “Finalmente uno sciopero degno di questo nome!”. Quando i lavoratori prendono in mano le proprie lotte tutto diventa più chiaro: ecco i sindacati firmare altri accordi-truffa, ufficialmente a nome di tutti, come sempre, ma di fatto a nome di nessuno (abbiamo visto i dipendenti fare la fila per strappare la propria tessera); ecco sindaci e prefetti minacciare sanzioni e precettare gli autisti; ecco la polizia presentarsi, in compagnia dei dirigenti sindacali, alle rimesse per cercare di impedire lo sciopero e per individuare i lavoratori più attivi (come è successo in più città). Ma le attuali condizioni di vita e di lavoro sono di per sé una continua istigazione alla lotta. La forma del blocco esprime una rabbia sempre più generale e contagiosa: dai produttori del latte al personale di volo, dagli operai delle fabbriche agli addetti alle pulizie ferroviarie, si fa largo la consapevolezza che un sistema incapace di garantire persino i minimi vitali va semplicemente bloccato...

Scioperare senza preavviso sembra un vero e proprio crimine (qualche politico si è spinto fino a qualificare come terroristi urbani i tranvieri di Milano). Criminale e terrorista è ormai chiunque si opponga alla logica spietata del profitto e non si lasci intrappolare nel racket di partiti e sindacati. D’altronde, quando i padroni decidono di mandare tutti a casa – come è successo il 7 gennaio a 114 operai della Filtrona di Rovereto – non danno alcun preavviso…

Gli autoferrotranvieri sono stati definiti irresponsabili dagli uomini di Stato, dai dirigenti delle aziende, dai giornalisti e dai burocrati sindacali. Se scioperare fuori dalle regole concordate coi padroni vuol dire essere irresponsabili – beh, speriamo solo che questa irresponsabilità dilaghi e con essa la comunicazione solidale fra gli sfruttati.

Se oggi precettano gli autisti, domani adotteranno queste ed ulteriori misure poliziesche per frenare altre lotte. Non permettiamolo. La solidarietà è un’arma.

Come piccola forma di appoggio alla lotta degli autoferrotranvieri, contro l’azienda dei trasporti, invitiamo tutti:

  • a non salire su alcun mezzo su cui compare la scritta: “Lavoro perché sono stato precettato”.

  • a non pagare il biglietto

  • a non rinnovare l’abbonamento.

alcuni amici del gatto selvaggio

 
 

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