Benetton e repressione - Peggio - Numero 1 - Marzo 2003
Nell'ambito della settimana di lotta contro Benetton per fare pressioni per ciò che tale gruppo combina coi Mapuche in Patagonia (e non solo...), oggi giovedì 19 dicembre 2002, stavamo tenendo a Lecce un presidio davanti ad uno dei tanti negozi dei colori uniti, nel centro storico, a 50 metri dal Duomo.
In 12/13 persone, siamo arrivati intorno alle 18: abbiamo aperto uno striscione, esposto una mostra con vari scritti sui Mapuche, attaccati su cartoncini ed appesi ai muri, e cominciato a volantinare. Dopo circa un quarto d'ora è arrivata una prima pattuglia della polizia, che pretendeva di identificarci, ma ci siamo tutti rifiutati di consegnare i documenti. Dopo alcuni minuti sono arrivate diverse altre pattuglie, alcuni sbirri in borghese ed un nutrito gruppo di vigili urbani. Hanno continuato a chiederci i documenti e noi abbiamo continuato a rifiutare di darli, mentre alcuni continuavano a volantinare, approfittando anche del fatto che decine di persone, incuriosite dalla numerosa presenza degli sbirri, si fermavano a chiederci il volantino.
Gli animi intanto si sono scaldati e sono iniziate violente discussioni con gli sbirri, fino a quando - forse sentendosi offesi nella loro autorità perché c'era qualcuno che gli si opponeva - non hanno iniziato a strattonare con la forza alcuni compagni verso le volanti, per portarli in questura. Tutti gli altri compagni e compagne presenti hanno ovviamente reagito, trattenendo coloro che venivano trascinati alle macchine ma anche spingendo e strattonando a loro volta gli sbirri. Aggrappandosi alla resistenza a pubblico coglione, gli sbirri hanno iniziato a trascinare più energicamente tutti coloro che gli capitavano a tiro, che a quel punto erano anche dei semplici passanti che visto quanto accadeva erano intervenuti in nostra solidarietà, e più volte hanno tentato di ammanettare dei compagni.
Due compagni contro i quali gli agenti si accanivano maggiormente sono fuggiti, ed uno di essi è stato anche rincorso e raggiunto da un poliziotto, sono entrambi caduti per terra fino a quando lo sbirro non è stato spostato di peso da altri due compagni, facendo scappare colui che era stato preso. Gli sbirri nel frattempo sono riusciti a bloccare un compagno e portarlo nei pressi della volante, senza riuscire a farcelo entrare, mentre nel frattempo arrivavano altri poliziotti, carabinieri, i nuovi sbirri di quartiere, digos, giornali e tv ed addirittura la finanza in assetto antisommossa!
Si erano intanto radunate centinaia di persone attorno alle volanti, moltissime delle quali solidali coi manifestanti, tanto che gli sbirri sono stati travolti dalle urla e gli slogan, e ben difficile gli sarebbe stato portare via il nostro compagno, tenuto anche conto che la strada del centro storico era abbastanza stretta. Dopo essere stato trattenuto per circa un'ora vicino alla volante, il compagno è stato identificato e rilasciato, a patto che noi per quella sera fossimo andati via da vicino quel negozio. Cosa che abbiamo fatto, ma intanto si erano fatte le 20 e non una persona, in queste due ore, è entrata nel negozio. Probabilmente la storia non è ancora finita, dato che un poliziotto è andato a finire in ospedale con due dita della mano fratturate.
Noi, da parte nostra, non mancheremo di tornare davanti alla multinazionale del colore, per rammentargli di quali crimini siano macchiati i loro costosi maglioni.
Spazio Anarchico - Corte dei Petraroli, 2 - Lecce
Volantino distribuito il 23 dicembre:
Benetton uccide, lo Stato reprime.
Che lo Stato sia per sua natura violento ed assassino, è una verità fin troppo elementare. Che tenti di reprimere e soffocare sul nascere qualsiasi forma di dissenso, è invece un dato di fatto, confermato dagli avvenimenti che da diversi mesi a questa parte si susseguono, in maniera sempre crescente, in ogni angolo dello Stivale.
Anche la città di Lecce, porta d’Europa - porta d’ingresso per alcuni meritevoli, d’espulsione per molti indesiderabili - sembra volersi adeguare alle direttive nazionali ed ecco quindi che, come le metastasi di un cancro, la repressione arriva anche nella nostra mansueta città, dono inatteso di Babbo Natale in uniforme.
Tutto è successo giovedì 19/12, quando una dozzina di individui stavano distribuendo un volantino ed esponendo uno striscione davanti ad uno spaccio di vestiario della Benetton, prendendo parte ad una settimana di lotta indetta a livello nazionale contro la multinazionale del colore, per protestare contro quanto questo colosso va facendo da oltre dieci anni in Argentina, nella regione della Patagonia. Benetton ha cacciato l’originale popolazione che da millenni vi abitava (i Mapuche) strappando loro la terra per allevare i propri capi di bestiame da cui ottiene la lana merinos ed ha deviato il corso di un fiume per irrigare le terre che si è comprato a prezzo stracciato, complice il governo locale; i Mapuche sono stati rinchiusi in una riserva e costretti a lavorare per Benetton ad un salario da fame, e coloro che si oppongono vengono lentamente ma inesorabilmente sterminati, utilizzando vari modi: dall’esercito argentino alla polizia privata assoldata da "el señor Benetton", fino ad arrivare a chiudere gli accessi del fiume in periodi di siccità, utilizzando quindi l’acqua per il bestiame e lasciando morire di sete le popolazioni. Con la mentalità tipica dei "conquistadores", Benetton è responsabile del genocidio di un intero popolo.
Giovedì sera, a Lecce, gli sgherri in uniforme non si sono fatti attendere e sono giunti speranzosi di ristabilire in breve la pace sociale. Pretendevano, costoro, i documenti di coloro che distribuivano i volantini, perché nulla deve sfuggire all’occhio attento del Grande Fratello. Stanchi di essere continuamente spiati e frugati nelle tasche, i manifestanti hanno rifiutato di tirare fuori i documenti e gli omuncoli in uniforme, sentendo oscurata l’autorità che credono li derivi dall’indossare uno straccio chiamato divisa, sono passati alle maniere forti. Hanno afferrato le persone tentando di trascinarle verso le volanti per portarle in questura, senza comunque riuscirci; hanno bloccato, strattonato, afferrato alla gola, spinto, tentato di ammanettare, dato colpi ai testicoli, rincorso e scaraventato per terra della persone… non che la cosa ci meravigli, sia chiaro, hanno solo fatto quanto normalmente, da sempre, sono abituati a fare. E neanche vogliamo passare per vittime, vogliamo solo raccontarvi come sono andati esattamente i fatti, che sono stati completamente travisati ed addirittura capovolti nelle ore e nei giorni seguenti dalla stampa e dalle tv locali, che hanno fatto - come da sempre gli è congeniale - opera di mistificazione. Sono arrivati poliziotti, carabinieri, vigili, i nuovi sbirri di quartiere, Digos e perfino la finanza in assetto antisommossa… Il Capitale ha mostrato così il suo vero volto, con l’esibizione di tutta la gendarmeria preposta alla sua tutela...
Da parte nostra, la lotta contro Benetton e tutte le altre multinazionali non è per nulla finita quella sera, anzi; torneremo presto davanti ai negozi di questi assassini, fino a quando non andranno via dalle terre che hanno rubato ai legittimi "abitatori", ed invitiamo tutti a boicottare la catena, perché seguendo la loro logica, che è solo ed unicamente quella del profitto, solo la mancanza di profitti può costringerli a fare marcia indietro. Dietro i colorati prodotti di Benetton, l’unico colore reale che si nasconde è il colore del sangue dei popoli che uccide...
NON ESSERE COMPLICE, NON COMPRARE BENETTON.
BOICOTTA E AGISCI CONTRO LA DISTRUZIONE DELLA TERRA
E L’INGIUSTIZIA SOCIALE.
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