ASSAGGI

Tutti i pensieri razionali che pretendevano di cambiare l’ordine delle cose sono falliti. La grande abbuffata ideologica è terminata con una indigestione, dai cui postumi non ci siamo ancora ripresi. Eppure, è giunto il momento di ricominciare a nutrirsi. Idee a piccole dosi, con materie prime variegate, preparate secondo tradizioni diverse, per andare alla ricerca di una nuova gastronomia del pensiero.

Jean-Paul Michel - La politica messa a nudo dai suoi scapoli, anche - 48 pp - € 2,50

Apparso in forma anonima in Francia nel 1977, pubblicato in Italia nel 1978, La politica messa a nudo dai suoi scapoli, anche — qui in una nuova traduzione — voleva essere il segnale della fine di un’epoca, quella della politica. Basta col vecchio mondo dei partiti e dei sindacati, e basta anche con il suo legittimo erede proposto da organizzazioni e gruppi pronti a sacrificare i desideri dei singoli sull’altare del consenso delle masse. A tutt’oggi le ragioni di Stato e le ideologie di contro-Stato continuano ad assicurarci di possedere un dovere sociale da far prevalere sul piacere individuale, continuano ad ordinarci di indossare le uniformi mentali di virtuosi cittadini, onesti lavoratori, coscienziosi militanti. La loro fine, più volte auspicata e annunciata, è sempre rimasta sospesa, rimandata, incompleta. Ma la sua incompiutezza costituisce anche la sua attualità. Il pamphlet di Jean-Paul Michel è un guizzo del pensiero critico antipolitico: «non abbiamo un avvenire da vendere, solo un presente in cui giocare».

Fredy Perlman - La riproduzione della vita quotidiana - 48 pp - € 2,50

Perché le persone scelgono di rimanere partecipanti passive della propria alienazione, perché continuano a riprodurre le condizioni della propria miseria? Il quesito della «servitù volontaria» è senza dubbio uno dei più antichi e dibattuti della storia dell’umanità. In questo breve saggio, scritto nel 1969 dopo aver preso parte attiva al maggio francese, Fredy Perlman presenta il suo contributo all’analisi del processo di frammentazione attraverso cui gli esseri umani rinunciano alla propria autonomia, cosicché «uomini che erano molto e avevano poco, ora hanno molto ma sono poco».

Pur influenzato da Marx, l’autore evita di cadere nel fatalismo economico caro ad un certo "materialismo storico". Secondo Perlman, il dominio non è affatto l’inevitabile risultato di condizioni storiche oggettive — tipica menzogna di chi considera la sottomissione un fatto del tutto "naturale" e in quanto tale fuori discussione — bensì il prodotto delle attività quotidiane delle persone. L’esistenza e l’espansione del dominio quindi dipendono da un’unica condizione: la disponibilità degli esseri umani a continuare ad alienare la propria vita.

 
 

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