ARCHIVIO INIZIATIVE
l’insurrezione algerina:
l'esperienza ed esempio di una rivolta non domata
Ad oltre due anni dall’inizio dell’insurrezione i rivoltosi cabili continuano ad essere un esempio di dignità e tenacia. La repressione, i tentativi di recupero e l’isolamento non sono riusciti a piegare la determinazione degli insorti. Il presidente algerino Bouteflika, in visita alle popolazioni terremotate è stato cacciato a sassate, come a sassate sono stati confinati i gendarmi nelle caserme dall’aprile del 2001.
La capacità di autorganizzarsi, senza capi e senza vertici, estesa ad un’intera popolazione e la radicalità della coscienza raggiunta dai rivoltosi algerini sono un incitamento per tutti i rivoluzionari del mondo.
Bologna, sabato 14 giugno, ore 20.30 - Sala dell’Angelo, via San Mamolo 24
Presentazione del libro: Apologia per l’insurrezione algerina di J. Semprun
Incontro-dibattito con alcuni compagni cabili
Domenica 15 giugno, dalle 16.00 in poi - Parco dei Cigni, via dei Giardini (bus 27, 97 e 98 direzione Corticella, fermata Roncaglio)
Assemblea al parco su Repressione e percorsi di rivolta qui e altrove
Merenda con cassa di autofinanziamento e solidarietà per gli insorti cabili
Alcuni amici degli Aarchs
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Giovedì 8 maggio 2003 - Milano
Ore 12:30 - Università Statale - Via Festa del Perdono - Aula 420
Ore 20:30 - Presso la sala dell'U.S.I. - Viale Bligny 22 (scala sinistra)
Presentazione di Barbari. L'insorgenza disordinata di Crisso / Odoteo (Edizioni NN)
A proposito di Impero di A. Negri e M. Hardt. Si parlerà di globalizzazione, repressione, rivolta, violenza e non violenza.
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La psichiatria come forma di controllo
Convegno a Parma il 12 e 13 aprile 2003
“Chi non si arma, muore. Chi non muore è sepolto vivo: nelle prigioni, nelle case di rieducazione, nelle periferie delle città satelliti, nelle pietre sinistre dei palazzi, nei giardini di infanzia e nelle scuole sovraffollate, nelle nuove cucine perfettamente attrezzate.” (Ulrike Meinhof)
La recente occupazione del centro psichiatrico “1° Maggio” di Colorno, in provincia di Parma, ha messo in luce la funzione della psichiatria come strumento, sempre più pervasivo, di controllo sociale e di repressione. Alcuni settori della sinistra istituzionale e para-istituzionale locale si sono prodigati nel tacciare questa lotta, che è stata portata avanti insieme ai “malati” e ai loro familiari, come lotta conservatrice e difensiva della logica manicomiale. A sentir loro, sembra che l’intera questione possa essere risolta attraverso una psichiatria innovativa e democratica, che sostituisce ai manicomi gli appartamentini, agli infermieri professionali gli operatori sociali, all’elettroshock e ai letti di contenzione, bombe di psicofarmaci. Il “manicomio che si libera”, come venne definito in un libro di Basaglia, fa parte ed è il capostipite di tutta quella “cultura alternativa” alla devianza: male curabile "frazionando il grande cubo, brutto, logoro e vistoso, in tanti piccoli cubetti più accettabili moralmente ed esteriormente più discreti".
Questa "ingenua" sensibilità riformista emerge su tutto ciò che riguarda la materia della "riabilitazione sociale". L'illusione di poter umanizzare il carcere sembra nascere anch'essa in contrapposizione e in alternativa ad una visione autoritaria di "destra" mentre, nei fatti, ne costituisce un elemento indispensabile e complementare. Le cosiddette misure alternative alla reclusione carceraria quali l’affidamento in prova, la semilibertà, il lavoro esterno, le comunità di recupero ecc., costituiscono un essenziale strumento delle moderne politiche repressive: la differenziazione della pena applicata mediante il trattamento individualizzato, le meschine privazione e il ricatto del "premio" per chi dimostra, collaborando, arrendevolezza, operano nella direzione di una sistematica desolidarizzazione del proletariato prigioniero. E' chiaro come tali ipotesi, centrate sulla funzione rieducativa del lavoro salariato, siano possibili soltanto in ristretti contesti produttivi, capaci di riassorbire la forza-lavoro in eccesso (il tasso di disoccupazione in Emilia Romagna è stato del 4,6% nel 1999, del 4% nel 2000 e del 3,7% nel 2001, a fronte di una media italiana del 10-12%).
Le ragioni di questo neo-riformismo “umanitario” nascono come risposta "di sinistra" alle necessità di razionalizzazione dei costi imposti dai processi di crisi economica. La fase recessiva in atto impone agli Stati di contrarre il più possibile gli investimenti improduttivi ma, al contempo, di salvaguardare ed anzi potenziare le strutture repressive e di controllo. Tali dispositivi, proprio a causa dell'approfondirsi delle contraddizioni e dello scontro di classe, tendono ad essere sempre più diffuse ed affollate. Di fronte alla necessità inderogabile di ridurre la spesa pubblica - che ha già portato a drastici tagli alla sanità, alla scuola, all'assistenza, alle pensioni - anche quella parte di spesa destinata alle "politiche di sicurezza" deve perciò essere razionalizzata. E' sulla base di queste necessità che possiamo comprendere sia i processi di privatizzazione e di regionalizzazione a cui stiamo assistendo negli ultimi anni, di cui sia la proliferazione di cooperative sociali grondanti di buoni propositi sono una conseguenza. La diffusione territoriale del carcere, attraverso meccanismi alternativi di internamento e di controllo e la creazione di nuove strutture para-carcerarie, prefigurano una sorta di carcere metropolitano, differenziato sia in orizzontale, in relazione alla collocazione sociale del soggetto "criminale" (Centri di Permanenza Temporanea per il proletariato immigrato, comunità e nuovi carceri per i tossicodipendenti, manicomi per i “malati” psichici) e sia in verticale, in relazione al grado di controllo connesso alla “pericolosità sociale”. In quest'ottica, l'applicazione in forma estesa del 41/bis, la detenzione nelle carceri dure, l'isolamento protratto, l'annientamento psico-fisico di presunti “terroristi” (oggi, soprattutto, prigionieri comunisti e militanti islamici) non sono che l'altra faccia dell'accesso individualizzato e premiale alle forme di custodia attenuata. E' sempre in quest'ottica che si collocano tanto il progetto di costruzione di un nuovo carcere per tossicodipendenti a Castelfranco (BO) gestito da Muccioli che la proposta di legge Burani-Procaccini, che inasprisce ulteriormente le condizioni dei “malati psichici” attraverso la riesumazione della pericolosità sociale e l’estensione del ricovero coatto, tendendo a far diventare l’intero circuito dell’assistenza psichiatrica, un diffuso Ospedale Psichiatrico Giudiziario governato da operatori, cui è attribuita la responsabilità piena, anche legale, del comportamento e delle scelte di un individuo ridotto a malato.
Sulle tematiche della psichiatria, dell'anti-psichiatria, del carcere e del controllo sociale invitiamo le compagne i compagni a partecipare a questa due giorni. Le giornate serviranno al duplice scopo di rilanciare le tematiche e mobilitazioni contro la psichiatria sul territorio emiliano e di confronto e collegamento tra compagni e compagne sul territorio nazionale.
Sabato 12 aprile
Ore 15, presso la mensa del centro psichiatrico "1° Maggio" di Colorno (PR): mostra su carcere e psichiatria e banchetti di distribuzione di materiale.
Ore 21, piazza di Colorno (o al CS ex Macello di Parma): concerto degli Skarnemmurta
Domenica 13 aprile
Ore 15, sala Adorni di Parma (o al CS ex Macello di Parma): convegno.
Invitiamo tutti a dare un preavviso della propria partecipazione in modo da organizzare il pernottamento e di portare o inviare eventuali materiali e documenti in modo da poterli rendere fruibili nella giornata di sabato 11.
Senza Freni, proletari nella metropoli
Per contatti: www.autprol.org - autprol@virgilio.it
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19 marzo 2003 - NO ALLE BIOTECNOLOGIE
Presidio davanti al tribunale in solidarietà ai 13 compagni denunciati per gli scontri al corteo contro le biotecnologie, organizzato dal gruppo "Silvestre" a Firenze nell'ottobre 2000. Per ribadire il nostro NO a tutte le forme di biotecnologia, per rivendicare i contenuti e la nostra presenza in quel corteo di ottobre.
L'appuntamento per il presidio davanti all'aula bunker dove si svolgerà il processo è alle ore 9.00, in via dell'Agnolo (quartiere Santa Croce).
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8 MARZO - Venezia, ore 16.00 - c/o "Domus soccorso" - Dorsoduro 2591 - Incontro con alcuni compagni cabili sull'attuale insurrezione algerina
13 MARZO - Mestre, presentazione del libro Lotta sporca, sulla lotta dei pulitori delle ferrovie, a cura del Centro di Ricerca per l'Azione Comunista. Alle ore 20.00, presso la sede Cub di via Camporese, 118 (quartiere Pertini). Da Venezia, piazzale Roma bus 24; da Mestre, stazione Fs bus 31e 32.
15 MARZO - Genova, libreria Annexia (stradone S. Agostino, 8/r), ore 17.00: presentazione del libro Barbari
20 MARZO - Milano, Università statale, ore 16.00, presentazione del libro Barbari
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APPELLO PER DEGLI INCONTRI CONTRO LA CIVILIZZAZIONE - 1, 2, 3 e 4 maggio 2003 - Barcellona
Gli incontri si terranno presso Cane Masdeu, una casa occupata presso la sierra di Collcerola. Pur trovandosi in campagna, è a 15 minuti dalla stazione Canyelles della metropolitana di Barcellona.
Stabiliti data e luogo, resta da determinare il programma. Proponiamo i seguenti temi:
- Le nuove tecnologie: nanotecnologia, ingegneria genetica, biotecnologia, nuove tecnologie riproduttive, nuove fonti di energia ed il loro ruolo nel mantenimento del sistema, come distruttrici dell’ambiente e schiavizzanti le persone.
- L'ideologia dello sviluppo. Le minacce globali, il cambiamento climatico, la civilizzazione dell'automobile, la globalizzazione dei modelli di consumo occidentali, l'accaparramento e la distruzione delle risorse.
- La globalizzazione capitalista. Il potere delle multinazionali, il saccheggio dei paesi della periferia. La solidarietà con i popoli che vivono fuori dalla civilizzazione o che sono ai limiti di essa.
- Il patriarcato, la divisione dei ruoli e dei compiti come strumento di addomesticamento. La dominazione quotidiana di anziani, donne e bambini. L'addomesticamento della sessualità.
- La lotta contro l'addomesticamento di tutti gli animali, umani compresi.
- Possibili forme di relazione, più o meno stabili, tra persone e gruppi anticivilizzatori. Coincidenza su temi, obiettivi, scambio d’informazioni, coincidenza nell’agire.
- Qualsiasi tema pensi possa essere interessante.
Ci piacerebbe che persone e gruppi adottassero uno di questi temi, o un altro di loro preferenza, e preparassero materiale per la discussione.
Per incominciare abbiamo aperto un forum su internet: http://pub96.ezboard.com/blibresysalvajes con il titolo Barcellona, in cui abbiamo messo i temi proposti (anche tu puoi proporre il tema che vuoi). Inoltre puoi inviare opinioni e materiale a: llavorda@anarchie.net o al seguente indirizzo postale: llavor C/Mestres Casals i Martorell 18 baixos - 08003 BARCELONA (SPAIN).
La lingua non deve essere un problema. Se puoi invia traduzioni in altre lingue dei tuoi apporti o traduci gli scritti di altri. Cerca di utilizzare un linguaggio semplice.
Per un mondo libero e selvaggio, per l'anarchia. A presto!
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LIBERIAMOCI DALLA VIVISEZIONE - DISTRUGGIAMO I LABORATORI DI MORTE - ROMA, GIOVEDI 3 APRILE
- ORE 10.30 PRESIDIO davanti all'Istituto d'Anatomia Umana in Via A. Borelli, 50 dove ratti, cavie e topi, provenienti da Morini, sono sottoposti ad esperimenti
- ORE 15.00 INCONTRO-DIBATTITO: - Vivisezione: inganno scientifico - Il potere che reclude: lo sfruttamento animale dagli allevamenti alla sperimentazione - Vaccinazione, xenotrapianti, farmaci: business medico e controllo degli individui
Presso l'Aula 2 della Facoltà di Lettere - Università La Sapienza. interverranno individualità e realtà nazionali impegnati contro la vivisezione e per la chiusura di laboratori e allevamenti.
La parola "vivisezione" significa, letteralmente, "sezionare da vivo", ma noi definiamo così tutte le ricerche compiute sugli animali. Chi esegue esperimenti sugli animali preferisce usare il termine meno cruento di "sperimentazione animale" che non richiama altrettanto l'idea della violenza e della tortura. In tutto il mondo ogni anno nei laboratori, almeno 300 milioni d'animali muoiono, di cui circa un milione solo in Italia. Sono usati soprattutto topi, ratti e cavie, ma anche molti conigli, cani, gatti, maiali, scimmie, uccelli, pesci ed anche mucche e vitelli. Questi animali, in alcuni casi, sono catturati, prelevati dal loro ambiente naturale, altri provengono da appositi allevamenti. I campi d'applicazione della vivisezione sono molto vari: oltre la metà degli animali è impiegata in esperimenti di farmacologia, e a seguire per la "ricerca medica", in pratica per lo studio delle malattie, per i test sui cosmetici, di psicologia e infine per i test bellici o didattici. Gli esperimenti di tossicità sono "trasversali" perché sono effettuati in campo farmacologico, medico, cosmetico, etc. In Italia, il 75% dei test su animali riguardano la tossicità. I luoghi in cui questi esperimenti avvengono sono industrie e laboratori privati, università e scuole di medicina, laboratori pubblici e dipartimenti governativi. Gli
animali vengono devocalizzati, per impedire loro di urlare, sono avvelenati, ustionati, accecati, affamati, mutilati, congelati, decerebrati, schiacciati, sottoposti a ripetute scariche elettriche attraverso elettrodi conficcati nel cervello, infettati con qualsiasi tipo di virus o batterio.
Oltre la metà degli esperimenti è compiuta senza anestesia, e circa un 20% con anestesia solo parziale. Gli esperimenti di psicologia sono particolarmente crudeli, perché sottopongono gli animali ad ogni forma di stress fisico e psicologico, nel tentativo assurdo di riprodurre e studiare le malattie mentali degli esseri umani e le loro cause. Si compiono, ad esempio, migliaia d'esperimenti sulla "deprivazione materna", sull'isolamento e sull'aggressività. Questi esperimenti non portano ad alcuna reale conoscenza sugli effetti di un'eventuale sostanza da provare, perché ogni specie animale è biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra è impossibile tra animali di specie diverse, come pure di razze diverse o addirittura di ceppi della stessa specie, le quali rispondono in modo diverso ad un dato stimolo. Il motivo per cui si continua ancora ad esperimentare sugli animali, è in gran parte per favorire le carriere universitarie, basate sul numero di pubblicazioni prodotte, essendo gli esperimenti sugli animali (non importa se già compiuto
migliaia di volte) la via più facile e veloce, ed inoltre perché costituisce per le industrie una sicura tutela giuridica per ogni eventuale contenzioso.
La vivisezione è quindi prima di tutto un'enorme mattanza perpetrata nel chiuso dei laboratori e rappresenta il cardine legale intorno al quale ruotano gli interessi economici della ricerca scientifica e delle case di produzione (farmaceutiche, cosmetiche, petrolchimiche, dell'abbigliamento) che da essa traggono legittimità e profitti. La stessa legittimità fornita ai numerosi allevamenti-lager che ogni giorno, mercificando la vita, forniscono le vittime sacrificali, immolate sull'altare della scienza e del dogma antropocentrico. Scienza che, analizzando, classificando e massificando, vuole ridurre le molteplici varietà degli individui a norma uniforme da applicare in serie con la pretesa delirante di riprodurre l'universo in laboratorio. Questo è il modo di non riconoscere le cause delle nocività prodotte dallo stesso ordine socio-ambientale vigente. Urbanizzazione forzata, inquinamento, biotecnologie, alimentazione snaturata, ritmi stressanti ed il lavoro in se stesso come massima realizzazione dell'individuo, sono allo stesso tempo causa dei mali ed effetto di quella nocività fondamentale che è il dominio e il suo imporsi onnipervasivo.
Liberarsi della vivisezione e dalla vivisezione è aprire gabbie e carceri rifiutare lo specismo e lo sfruttamento animale, colpire gli interessi miliardari delle multinazionali e soprattutto contrastare ogni forma di controllo su tutti gli esseri viventi.
Negli ultimi tempi in Italia, la lotta per la liberazione animale, ha preso nuova forza, al di fuori dello stagno delle associazioni paraistituzionali che vedono il percorso animalista solo nel suo specialismo, mai collegandosi alla più ampia lotta per una liberazione totale sia per gli umani che per ogni altro animale. Un esempio per tutti è la pressione a cui da mesi è sottoposto l'allevamento Morini, il quale è stato oggetto di particolari attenzioni, tra le quali non si può che evidenziare l'azione, rivendicata dall'Animal Liberation Front, che ha portato alla liberazione di oltre cento cani destinati alla sperimentazione. Il 7 dicembre scorso oltre 1500 persone sono state al corteo nazionale per la chiusura di Morini conclusosi di fronte ai cancelli a San Polo D'Enza, nonostante all'ultimo minuto le associazioni "ufficiali" abbiano ritirato le proprie adesioni invitando i loro associati a non partecipare. A Roma sono diverse le sedi dove la vivisezione è sistematicamente praticata, tra le quali spicca l'università La Sapienza, che in determinati dipartimenti utilizza animali provenienti anche dalla Morini.
In un percorso da intraprendere/continuare per mettere sempre più sotto pressione gli assassini di mestiere.
ANIMALI RIBELLI
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**GIORNATA PER LA DISTRUZIONE DI OGNI TIPO DI CARCERE E REPRESSIONE - <br> SABATO 15 FEBBRAIO 2003**
Dalle 18:00: Presentazione del nuovo bollettino CroceNeraAnarchica - Assemblea aperta sull'attuale situazione repressiva: (montatura Marini, dopoG8-Genova, lotte nelle carceri, tecno-controllo sociale...) - Partecipano: comitato G. Faina / C.N.A. / Ateneo Occupato.
"...Le prigioni non sono nient'altro che l'essenza di questa società, dei suoi spazi, dei suoi tempi, del suo lavoro, della sua urbanistica. IL CARCERE E' OVUNQUE: BASTA GUARDARSI ATTORNO..."
Dalle 22:00: Birreria, cucina, distribuzione - Concerto con: Tear me down, Affluente, Life’s sentence, Nitroglicerina - Tutto il ricavato della serata sarà benefit per i detenuti.
ATENEO OCCUPATO - Via O.Fattiboni 1 - Acilia-Roma - Per info: tel. 06.5219767 – e-mail: voluntas@autistici.org
Da un lato la morsa repressiva nazionale e planetaria si fa sentire sempre più stretta: per questo organizzare la solidarietà fra chi ne è colpito è giusto e necessario, tanto per questioni di sostegno materiale quanto per preservare un'agibilità politica diffusa (spazi,tempi e relazioni che ci fanno crescere e maturare sul piano delle fette di libertà strappate al dominio). Dall'altro non è certo la pressione e le difficoltà del momento che ci portano a discutere di carcere e repressione: essendo, questi, nodi centrali dell'oppressione fisica e culturale che impedisce il libero sviluppo dell'individualità e preserva lo status quo;da una parte povertà, sfruttamento, ignoranza, miseria, disgregazione... dall'altra iperconsumo, multinazionali, polizie sempre più armate, controllo diffuso.
CARCERE è luogo fisico ma anche morale in cui la società pretende , o almeno spera, di relegare le "brutture", i "pericoli"... le contraddizioni - coscienti o meno - alla monolitica pace sociale. Essenziale per noi è dunque comprendere e diffondere l'idea dell'irriducibilità della Vita,dell'impossibilità di rinchiudere ciò che non piace o che spaventa in prigioni, posti lontani e nascosti alla comune vista...
REPRESSIONE è quella violenta prerogativa delle forze dell'ordine, degli eserciti, della cultura omologante ma è anche la diffusione di fascismi, comportamenti autoritari / gregari ovunque: riproduzione in piccolo di rapporti del Potere... incapacità di liberarsi dai codici del dominio...
A tutto ciò rispondiamo attaccando ogni struttura del potere e solidarizzando con chi, per questi attacchi, subisce la conseguente repressione. Riteniamo inoltre importante essere aggiornati su tecnologie, leggi, e strumenti repressivi in generale. Questo però non basta: occorre sradicare la cultura e l'idea del Giudice, della Giustizia, delle Maggioranze (democratiche) che decidono per tutti... il nocciolo dell'attuale società, tenuta bene insieme dal legame della coercizione. In concreto per finire: questo incontro vuol essere un momento di riflessione per quanto possibile lucida, in un periodo storico in cui sicurezza e controllo sono le parole più invocate al di là delle differenze di classe, sulle pratiche di resistenza, sullo stato effettivo delle forze antiautoritarie... uno scambio anche personale oltre che "politico" di esperienze, storie vissute sulla propria pelle, conoscenze in materia di difesa anti-repressiva, proposte per future strade da percorrere insieme accomunati da un'incontenibile voglia di libertà. Non amiamo un "pubblico" che ascolta comunicati-monologo e poi se ne va deluso e zitto: l'assemblea sarà, dunque, aperta a contributi esterni eterogenei... a chiunque abbia intenzione di condividere fattivamente la propria opinione, la propria passione...
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La conferma parlamentare, avvenuta con voto quasi unanime, del disegno di legge che rende permanente nell’ordinamento penitenziario il famigerato art. 41 bis (regime di detenzione speciale), estendendone i suoi effetti ai rivoluzionari prigionieri, insieme al nuovo fermento che coinvolge l’intero circuito carcerario - dalle rivolte di Sassari a quelle di Marassi - sono gli elementi centrali che hanno dato inizio negli ultimi mesi ad un confronto politico tra diversi compagni, comunisti ed anarchici che pensano sia indispensabile e necessario aprire un dibattito sulla "complessità carcere".
Per queste ragioni invitiamo all’assemblea del 14/12/02 gli amici e i famigliari dei prigionieri rivoluzionari, dei proletari detenuti, i compagni del movimento antagonista e le situazioni in lotta a partecipare, dare testimonianza diretta ed approfondire la comprensione del ruolo che svolgono la repressione e il carcere all’interno del processo di controrivoluzione preventiva e di controllo sociale.
ASSEMBLEA PUBBLICA - sabato 14 dicembre 2002 - ore 14:30 - presso sala U.S.I. - Viale Bligny 22 - Milano
Il carcere e la cortina di silenzio con la quale si vuole avvolgere quanto accade al suo interno sono uno strumento politico del potere per risolvere le profonde contraddizioni che produce (disoccupazione, povertà, aumento della miseria sociale e dello sfruttamento). Nessuna voce d’accusa, di protesta, d’indignazione deve turbare la "pace sociale" imposta dal capitale. In tempi di crisi economica generalizzata e diffusa, fatta pagare come sempre con sudore e sangue ai proletari, ogni forma di lotta e d’organizzazione, dentro e fuori le carceri, diventano estremamente pericolose per la sopravvivenza di questo sistema.
Il capitale, nazionale e internazionale, per gestire la crisi ha articolato una strategia globale, preventiva e punitiva, che costituisce di fatto una dichiarazione di guerra contro il proletariato mondiale: interventismo militare, messa al bando di partiti e organizzazioni rivoluzionarie o legali (hb, fplp...), criminalizzazione degli immigrati (trattato di shengen, legge bossi-fini), controllo e repressione attraverso le larghe maglie dei reati associativi dei movimenti rivoluzionari e antagonisti.
Nel nostro paese da quasi 10 anni e a circa 600 detenuti è stato applicato l’art 41 bis: il cosiddetto "carcere duro" costituito dall’isolamento pressoché totale, vigilanza speciale, limitazione dell’aria e dei contatti con l’esterno. Il 41 bis viene ora reso definitivo ed esteso ai prigionieri rivoluzionari e ai presunti appartenenti alle organizzazioni islamiche. Più di 30 compagni/e presi in ostaggio dallo stato da circa 20 anni, per aver sempre rivendicato il proprio percorso di rivoluzionari, potranno essere sottoposti a questo particolare sistema di detenzione speciale. Quello che lo stato vuole è distruggere la loro identità politica, annientarli fisicamente e psichicamente, isolarli e dividerli e contestualmente dare un avvertimento a chi lotta contro le istituzioni, che direttamente o indirettamente, sostengono i rapporti di proprietà esistenti. In tutto il resto del sistema carcerario la situazione non e’ migliore: sovraffollamento, lunghe condanne, tentativi di rivolta seguiti da massacri legalizzati...
Per sviluppare un dibattito tra le diverse realtà del movimento rivoluzionario e antagonista, tra i detenuti e i loro famigliari, per costruire una rete di controinformazione e mobilitazione per praticare una concreta solidarietà di classe.
Compagne/i contro il carcere e la repressione
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SCHIAVI DI UN POTERE
2 giorni di dibattiti 'critici' su scienza medica, malattia, cura
Parlare di scienza come un qualcosa di puro e al servizio dell'umanità è quanto meno una chimera, soprattutto se ci si riferisce alla scienza medica. Infatti, anche e proprio questa non è che un connubio tra potere (medico e non solo) e business (farmaceutico e non solo). Oggi la medicina è intoccabile, gode della massima credibilità e fiducia, ha un potere immenso che la rende pressoché immune dalle critiche. A questo vi è arrivata attraverso una progressiva specializzazione, che ha voluto perdere di vista l'unicità del corpo e della mente umana smontandolo in infinitesimali parti e considerando queste come cause o come soluzioni alle malattie, creando così un divario informativo tra il "dottore" e il "malato" per cui i primi hanno un potere totale, i secondi ne subiscono disarmati le conseguenze. Fondamentale è stato anche il supporto mediatico e culturale per falsare, nascondere, distorcere ogni notizia non fosse direttamente manipolabile dal potere medico.
Chi dice che l'AIDS esiste? Chi afferma la malattia mentale? Chi evita di raccontare che un prelievo d'organo significa morte per il donatore? Ma il punto più importante è ancora un altro: ben sapendo che molte malattie sono il risultato di questo "progresso", la scienza medica non ha nessun interesse a denunciarlo, anzi vi è legata a doppio filo, continuando a cercare (attraverso finanziamenti miliardari) cause scientifiche a quei milioni di malati che invece soffrono o muoiono per cause sociali.
Il legame tra scienza medica (che è naturale alleato con gli stessi produttori di malattie), potere, manipolazione e business non si può più nascondere. Va anzi scoperto e spezzato, negando la fiducia alla medicina, ai medici, ai farmaci.
Nel nostro piccolo, con questi dibattiti vorremmo dare la possibilità di conoscere un'altra realtà, sfatando miti e squarciando la cortina di inviolabilità che la medicina si è posta innanzi. Non per affidarci ad un'altra scienza, non per crearci nuovi dogmi, ma per spazzar via da questo mondo, nocività e veleni, devastazione e potere, massacri e denaro, per distruggere quindi chi e cosa ci "ammala" corpo e mente.
Sabato 23
ore 15,00: dibattito introduttivo: una critica radicale alla scienza medica e al mondo che la sostiene segue: La malattia come risultato di questo esistente, l'AIDS un caso esemplare con Kinesis (Tradate)
ore 20,30: cena vegana e musica
Domenica 24
ore 14,00: Xenotrapianti e clonazione, nuovi sviluppi di una scienza assassina con M. Tettamanti
«Il potere sociale medico si basa sull'in-salute e, per ciò stesso, tende a causarla, in uno sforzo continuo di asetticizzazione dei soggetti sociali (ed ovviamente umani) e, per conseguenza, di accumulazione costante di potere medico, di scienza cosiddetta applicata. È la stessa logica del capitale da cui la medicina neomoderna deriva le sue valenze.»
Riccardo D'Este
23-24 novembre - Spazio anarchico di via del cuore, 1 - Pisa
Per pernottare portarsi sacco a pelo e materassino
Il Silvestre - gruppo ecologista anarchico
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Genova 19-20-21 luglio: tre giorni contro il capitalismo
Abbiamo promosso un anno fa, assieme ad una serie di realtà sociali e politiche, un percorso che, fuori dalle istituzioni e dai finanziamenti pubblici, contro la politica delle concertazioni e degli accordi, ci conducesse all'appuntamento del g8 di Genova visto solo come un passaggio, un'occasione per analizzare, con una discussione il più possibile orizzontale, come i movimenti avessero affrontato la globalizzazione negli ultimi due anni: quanto fosse stato prodotto di veramente conflittuale, quanto, invece, fosse stato recuperato all'interno di un dialogo con le istituzioni diventando, quindi, deconflittuale.
Da subito abbiamo manifestato la nostra lontananza da pratiche che prevedessero richieste di adesioni a "manifesti politici", ad iniziative di piazza predefinite, a blocchi.
Momenti salienti di questo percorso sono stati la campagna astensionista ed i dibattiti sulle modificazioni all'interno del corpo sociale per capire le possibilità di costruire reali relazioni di conflitto, interiorizzando la critica al ceto politico nel rifiuto di tatticismi.
Nel rispetto delle differenze abbiamo visto un'importante condivisione fra compagni comunisti e libertari che si è ulteriormente rafforzata nella presenza in piazza, nell'analisi successiva di quanto accaduto, rifiutando la criminalizzazione dei "cattivi"e l'utilizzo strumentale della morte di Carlo, e nella presenza a tutti i processi. Tale condivisione ancora si concretizza in grossi momenti di organizzazione e partecipazione comuni, come è stato per l'assemblea nazionale contro la repressione svoltasi a Roma il 15 maggio.
Anche sul terreno genovese quest'ottica ha iniziato a funzionare e la nascita dell'assemblea territoriale anticapitalista ci ha visto e ci vedrà con lavoratori delle fabbriche e del porto, organismi politici, individualità, nelle strade durante gli scioperi, nel centro storico per ricostituire il tessuto di intervento comune con gli immigrati, davanti alle carceri.
Per questo riteniamo importante che, davanti all'ennesima autorappresentazione massmediatica in previsione nelle giornate intorno al 20 luglio, il nostro coinvolgimento emotivo per la morte di Carlo diventi, come è stato il 20 gennaio, un momento politico forte, di rilancio futuro di quanto hanno rappresentato i giorni del g8. Di quelle lotte, di quelle radicalità che hanno permesso a molti di essere in piazza per rompere con le concertazioni e le cogestioni, per riaffermare la nostra identità collettiva, che ci permetta la pratica dei bisogni materiali comuni.
Vogliamo dire che lo stato è assassino per sua natura, non perché qualcuno ha sparato ed ucciso, che è indecente costruire fortune politiche su morti violentati in quello che erano da vivi, che non si costruisce un altro mondo con l'intervento economico di questo stato, e che proprio questo è stato il grande bluff.
Dicevamo un anno fa: l'antiglobalizzazione ci interessa solo e finché mantiene carattere anticapitalista; per essere appieno anticapitalista deve essere anti-istituzionale, non accettiamo per principio la possibilità della contestazione concertata e finanziata, anche tramite l'allestimento di strutture di accoglienza, con le istituzioni. La storia insegna che lo Stato borghese chiede sempre conto alle situazioni che ha finanziato: di fatto ne diventa cogestore. Appare chiaro che chi si pone in un'ottica rivoluzionaria non può accettare di essere cogestore di alcunché con lo Stato che vuole sovvertire.
Ed il conto è stato presentato. Subito, in piazza, dov'era assolutamente prevedibile, altro che scontri finti, con l'attacco alle strutture di accoglienza contaminate dai "cattivi", con le denunce soprattutto a quanti hanno deciso di rapportarsi in modo privilegiato ai movimenti istituzionalizzati.
Ma anche noi possiamo presentare il conto, ma presentare il conto per quanto è accaduto durante il g8 è ben poco, è nulla.
Riportiamo in piazza e nel dibattito quanto è stato sviluppato all'interno dell'hate-g-eight e nel corso di quest'anno,. E' nostra intenzione articolare le giornate del 19/20/21 luglio come iniziativa contro la repressione politica e sociale che preveda, il sabato, un corteo che da Piazza Alimonda raggiunga il carcere di Marassi, per esprimere la nostra solidarietà e la nostra vicinanza a tutti i proletari che, in gran parte immigrati, sovraffollano questa bieca struttura, teatro negli ultimi mesi di 4 morti e due rivolte.
La nostra intenzione è poi quella di organizzare, venerdì e sabato, altri momenti di comunicazione per le strade della città e nel centro storico.
Per quanto riguarda la domenica crediamo che sia compito dell'assemblea elaborare proposte sul tema della repressione proiettato sul carcere, sull immigrazione e sul lavoro, per fare sì che questo non venga vissuto solo come momento dell'agire statuale rivolto ai militanti di strutture politiche, ma come momento fondante di una società che opprime tutti coloro che possono risultare di intralcio ai processi economici in corso.
Così ogni attacco alle condizioni di vita dei proletari è un attacco repressivo mirato ad adeguare la forza-lavoro alle esigenze dei padroni siano queste in chiave di maggior flessibilità, di regolarizzazioni ed espulsioni di immigrati o maggiore sicurezza per le strade.
Da questo genere di attacchi si rimetteranno in moto i processi, ora dormienti, del conflitto sociale con i quali dovremo interagire per aprire una lunga stagione di lotte.
Al social forum rispondiamo che i poveri non riprenderanno la parola, gli ultimi non si rimetteranno in cammino, le nuove generazioni non scopriranno il gusto e l'importanza dell'impegno politico se l'ottica sarà quella della riformabilità delle istituzioni. Dal nostro documento del maggio dello scorso anno: "Chiesa, media, sindacati, mafie, scuole, associazioni, cooperative... costituiscono le irrinunciabili strutture di riproduzione di pensiero patriarcale dominante, normalizzazione e/o controllo, competizione, proposizione di modelli organizzativi totalizzanti a tutti i livelli, con il fine comune di contrastare l'autorganizzazione e la radicalizzazione delle lotte. Queste stesse strutture e le lobbie ad esse collegate trovano ormai, direttamente o indirettamente, il posto che a loro compete all'interno di tutti gli organismi transnazionali".
La giustizia sociale, la libertà, la pace non possono esistere se non si mette in crisi irreversibile il modello capitalista.
ASSEMBLEA ANTICAPITALISTA - GENOVA
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contro ogni forma di controllo e di repressione - SENZASBARRE
sabato 22 giugno 2002 - sotto le mura del carcere di Biella
"... Noi dentro e voi fuori siamo, insieme, contro la vergogna che è ogni recinto, e contro la grande vergogna che è un recinto che rinchiude un carcere e lo vuole, pateticamente, escludere dal mondo. Siamo tutte e tutti carcerate e carcerati... Poichè una società che ha bisogno del carcere, di rinchiudere ed escludere, è essa stessa carcere. ma non sarà mai carcerabile la gioia del sogno della libertà dai padroni e dalle loro galere, la gioia di una solidarietà in lotta..."
Dalle ore 13: esposizioni - microfono aperto - diffusione di materiali informativi
Dalle ore 15 alle 20: interventi musicali
Per arrivare a Biella: ferrovia linea Santhià - Biella S. Paolo - autostrada TO-MI, uscita Santhià o Carisio
Per arrivare al carcere (Viale dei Tigli) seguire le indicazioni "Casa Circondariale" (l'iniziativa si svolgerà sul piazzale a fianco)
NOIALTRI
donne e uomini contro tutte le galere
per contatti: spaziodocumentazione@libero.it
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