Appello per sostenere René Riesel

A meno che l’ultimo ricorso giuridico possibile abbia buon esito (ossia la richiesta di annullamento della revoca della condizionale concessa nel processo di Nérac), la decisione presa il 19 novembre 2002 dalla corte di cassazione condanna definitivamente, come ci si attendeva, Joseph Bové e René Riesel a pene di 14 mesi di carcere, 7622 euro di multa e 12103 euro di danni e interessi e di spese ai sensi degli articoli 475-1 e 618-1 del codice di procedura penale e dell’articolo 1018A del Codice Tributario, tutto questo perché il 5 giugno 1999 hanno distrutto del riso transgenico sperimentale all’interno di uno stabilimento di ricerca agronomica di Stato, il CIRAD di Montpellier.

Come pure c’era da aspettarsi, la Confédération paysanne e i suoi alleati cittadinisti sono stati alla fine costretti, come unica forma di reazione, ad appellarsi alla grazia presidenziale, alla Corte Europea di Giustizia, alla solidarietà della sinistra moribonda e alla compassione dell’opinione pubblica. Adesso si può vedere qual è lo stato reale delle forze e che cosa ha prodotto la "strategia" che consiste nello smorzare la critica con l’illusione che, in questo modo, la si renderebbe assimilabile da parte dei progressisti. Infine, non rimane nulla del rifiuto delle necrotecnologie e, una volta che è stata digerita la vergogna, si possono calunniare i sabotaggi presentandoli come una cosa che riguarda l’esercizio legittimo delle "libertà sindacali". Ecco che un’altra volta si mostra la regola secondo cui i media concedono, in modo del tutto particolare, la parola a coloro che non hanno nulla da dire (e adesso che Bové ha superato la sua data di scadenza, sono proprio gli stessi giornalisti che ci spiegano su che cosa egli è caduto dentro la trappola mediatica).

Abbiamo quindi appena finito di assistere all’ignominioso liquefarsi della rumorosa deviazione organizzata dall’agosto 1999 (a partire dell’azione di smontare il McDonald’s di Millau). La pantalonata ha compiuto la sua funzione. Occultando il senso della critica in atto che aveva iniziato ad essere formulata attraverso la distruzione delle chimere genetiche, il vaniloquio consumista e le dichiarazioni "no-global" sono riusciti ad impedire che si rimettesse in discussione l’artificializzazione universale della vita e la sua condizione di dipendenza che il dispotismo industriale (ossia il capitalismo reale e non il suo fantasma cioè la figura semplificatrice di una globalizzazione finanziaria predatrice e apolide) vuole rendere irreversibile. Come è stato fatto sapere da René Riesel in una lettera di rettifica, che Le Monde ha riprodotto solo molto parzialmente nell’edizione del 24 novembre, egli vieta a chiunque di fare credere che mancherebbe di fermezza a tal punto da elemosinare una qualsiasi grazia o da lasciarla mendicare per lui dalla genia cittadinista o dai beccamorti moribondi del trascorso movimento sociale. È precisamente perché non si è compromesso all’interno di nessuna strategia demagogica di unione senza principi che egli non è rimasto solo. È nostro compito adesso di provarlo esprimendo solidarietà al senso delle azioni che Riesel ha condotto e difeso nei suoi testi. Questa solidarietà può subito esprimersi aiutandolo a sostener le sventure a cui, qualunque sia l’esito dell’ultimo ricorso riguardante l’incarcerazione, sarà costretto (ai sensi della legge la multa dovrebbe però essere pagata dal solo condannato).

Parigi, 26 novembre 2002

Associazione contro l’oscurantismo scientista e il dispotismo industriale

Boîte 19 – 52, rue Damrémont – 75018 Paris

Assegni intestati all’associazione COSEDI

sito: http://netmec.9online.fr/COSEDI

Richiesta di rettifica al giornale Le Monde (20 novembre 2002)

Il mio nome è stato fatto due volte, a proposito del "processo a José Bové", nelle vostre edizioni del 20 e 21 novembre. Queste due circostanze hanno permesso che venissero date informazioni inesatte e che fossero fatte affermazioni tali da infangare notevolmente la mia reputazione. Il mio avvocato non è il dott. François Roux; non lo è stato né ad Agen (8 mesi con la condizionale per sabotaggio all’interno di una fabbrica della Novartis), né a Tolosa (condanna civile per sabotaggio all’interno di una stazione della Monsanto), né a Montpellier (6 mesi di carcere, che hanno annullato la precedente condizionale, per sabotaggio all’interno di un centro per la ricerca di Stato). Continuo a rivendicare le mie parole e i miei atti contro il totalitarismo industriale e mercantile e l’oscurantismo scientista. Vieto a chiunque di fare in modo che si creda che potrei mancare di fermezza a tal punto da elemosinare una qualsiasi grazia, o di lasciarla mendicare per me dalla genia cittadinista o dai beccamorti moribondi del trascorso movimento sociale. Al contrario, assieme al mio avvocato dott. Jean-Robert Nguyen-Phung, ricorrerò alle vie legali che mi sembreranno accettabili.

**Rettifica effettivamente pubblicata in *Le Monde*** (24/25 novembre)

RENÉ RIESEL. Condannato assieme a José Bové per la distruzione di piantagioni transgeniche, René Riesel, a suo tempo membro della Confédération paysanne, ha precisato che il suo avvocato non è il dott. François Roux, bensì il Dott. Jean-Robert Nguyen-Phung. M. Riesel ci ha fatto anche sapere che non ha intenzione di «elemosinare una qualsiasi grazia».

Da parte di René Riesel, il 21 novembre 2002, la Confédération Paysanne è stata intimata,

con un atto d’ufficio, a smettere subito di diffondere, e di far diffondere, la falsa voce secondo cui M. René Riesel si sarebbe ricreduto chiedendo, o accentando che venga richiesta a suo nome, una qualsiasi grazia riguardo alla pena a 14 mesi di carcere che la Corte di Cassazione sta per confermargli.


Poiché tale disinformazione è stata diffusa in modo spettacolare per iniziativa della Confédération paysanne, da sé medesima e dai suoi alleati cittadinisti e baccamorti moribondi del trascorso movimento sociale, attraverso svariate manifestazioni pubbliche, vuote dichiarazioni mediatiche, vergognose petizioni, lobbying, comunicati-stampa (e sicuramente anche attraverso raggiri più discreti e meno mediatizzabili), è con i medesimi mezzi che spetta alla stessa Confédération paysanne di smentire tali calunnie immediatamente.


Monsieur Riesel non si aspetta motivazioni truffaldine. Pretende che la Conféderation paysanne ponga subito fine, in modo completo e sufficiente, al pregiudizio che egli subisce da parte essa. Altrimenti, si vedrà obbligato a costringervela per mezzo di qualsiasi via legale.


Nota all’attenzione del Dott. Henri Leclerc, Ligue des Droits de l’Homme (25 novembre 2002)

Insomma è abbastanza normale che quel che rimane dei valori storicamente legati alla sinistra ha condotto la Ligue des droits de l’Homme a difendere un M. Bové che palesemente fa parte della famiglia. Basta leggermi per capire che una simile operazione apparirebbe nel mio caso più rischiosa. Infatti, dovrebbe essere evidente che da parte mia non sono disposto a cercare di sfuggire a qualunque costo all’incarcerazione. Dovrebbe anche essere evidente che non voglio assolutamente generare il pentimento per procura di M. Bové. All’unica condizione, senza menzionare tutto ciò che per altro mi oppone ai partigiani del progressismo, di non vedermi inserito furtivamente nella difesa di non si sa bene quali libertà sindacali o quale tentativo di rafforzare le sinistre per fortuna sciupate.

René Riesel

Mi sono presentato l'8 agosto 2003 per la convocazione del giudice dell'applicazione delle pene di Mende. Mi ha informato che potevo beneficiare, essendo la remissione delle pene del 14 luglio applicata per i condannati non ancora incarcerati per ognuna delle condanne sentenziate, di due riduzioni di due mesi che, aggiungendole alla mancata revoca del tribunale di Montpellier della metà della sospensione condizionale di Agen, riportano le due condanne cumulate a sei mesi (Agen, otto meno quattro meno due; Montpellier, sei meno due). Ho rinunciato agli sconti di pena proposti dal magistrato ed ho chiesto di essere incarcerato il 1° dicembre 2003, al fine di potere assistere all'ultima udienza del processo di Namur, cosa che mi è stata concessa. Penso di chiedere la libertà condizionale a metà della pena secondo quanto la legge francese autorizza.

René Riesel

30 agosto 2003

René Riesel è stato condannato a 6 mesi di carcere per aver distrutto organismi trangenici in una fabbrica della Novartis ed altri nel CIRAD (Centre International de Recherche Agronomique pour le Développement), nel sud della Francia, nel 1998.

A differenza di José Bové, René Riesel è dichiaratamente anticapitalista, ha sempre rifiutato di chiedere un indulto al presidente della repubblica francese e ha rifiutato l’appoggio di sindacati, partiti ed altre organizzazioni riformiste, come Attac.

René è in carcere dal 1 dicembre del 2003. Divide la cella con un altro detenuto, ha una sola ora d’aria, ma può scrivere e ricevere lettere.

René RIESEL - n° d’écrou 4612 - Maison d'Arrêt - 37 chemin Séjalan - 48000 Mende - France