Chiarisco subito che io non sono un antifascista. Quantomeno non lo sono nel senso che comunemente oggi si intende, come di “militante” che si mobilita solo per contrastare il fascismo quando esso si manifesti nei suoi aspetti canonici, con tutta la simbologia ed i contenuti che si porta dietro. Io sono anarchico, e nel mio essere anarchico è compreso il mio essere individuo anti-autoritario, quindi anche antifascista. Anche, ma non solo. Provo infatti lo stesso ribrezzo dinnanzi a qualunque regime, anche quando si definisca democratico o comunista, che di quello fascista rappresenta solo l’altra faccia della medaglia, lager compresi.

Non credo esista alcun dubbio che il fascismo oggi abbia cambiato forma, o quantomeno si sia incarnato in diversi altri aspetti, per il semplice fatto che il vecchio fascismo così come storicamente si è manifestato, non ha più nessun motivo di essere ai fini dell’attuale sistema di dominio e di gestione politico-economica del Potere. Il fascismo oggi possiamo vederlo all’opera nelle più avanzate democrazie, nelle loro politiche economiche e nelle loro logiche di guerra più o meno dichiarata, nel capitalismo transnazionale... Contro tutto questo, e molto altro ancora, io mi batto, ed è questo un aspetto del mio essere anarchico e quindi anche antifascista.

Eppure, di recente noto un certo risveglio anche del fascismo classico, quello più manifestamente becero, fatto di populismo e luoghi comuni e di tutto l’armamentario ideologico ed iconografico del passato, e se non si incastra bene con la gestione del dominio nel mondo occidentale è comunque pericoloso per le sue conseguenze pratiche immediate. Incendi di posti occupati e spazi sociali, accoltellamenti di compagni, azioni punitive contro omosessuali, immigrati e “diversi” in genere sono ormai all’ordine del giorno, e negli ultimi tempi nel loro mirino sono finiti principalmente i campi Rom che hanno subito non pochi attentati incendiari.

Seppure col consueto ritardo l’onda lunga di questo risveglio fascista si sta manifestando anche nel Salento, principalmente ad opera di Forza Nuova, che continua a darsi visibilità con uscite pubbliche costanti, quali presidi, volantinaggi e banchetti di raccolta firme, e di recente ha anche aperto la sua prima sezione salentina a Melissano, che assolve anche funzione di sede provinciale.

A sentirne alcuni discorsi o vedere quelli che potrebbero essere altri segnali – scritte murali, iniziative dette “antirazziste”, ecc. – si direbbe che il Salento pulluli di feroci oppositori antifascisti, salvo scoprirne molto presto la miseria progettuale e l’assoluta mancanza di consequenzialità tra il dire – o il millantare – e l’agire. Non basta certo utilizzare il termine “anti” per farmi considerare come miei compagni questi individui, pensando di potere essere automaticamente dalla stessa parte in quanto “anti”-fascisti, ma trovo oltremodo squallido il loro nascondersi dietro un dito e la loro ricerca di una scusa plausibile per auto-assolversi dall’inazione e mascherare l’assenza di determinazione. «Sai, se andiamo in piazza a contrastarli finiremo col dargli un’importanza che non hanno; se ci mostriamo apertamente facciamo il gioco della polizia che ci schederà»; sono queste alcune acute osservazioni di molti antifascisti salentini, che spesso garantiscono la tranquilla presenza in piazza dei gruppi di estrema destra, perchè con le loro fisime contagiano anche alcuni volenterosi e magari non si riesce a raccogliere dieci persone per andare a rovinargli la festa o spaccargli la faccia. Perchè, come ho chiarito all’inizio, io non sono uno di quei democratici che sostengono la libertà di parola per tutti, e che con tutti bisogna dialogare.

Il fascismo è forse il più grande abominio che la Storia abbia mai generato, quindi l’opposizione va sempre e dovunque praticata, magari iniziando a ricambiarli con la stessa moneta che loro stessi, ultimamente, stanno utilizzando. Quanto agli antifascisti parolai e il loro fastidioso blaterare, come ha detto qualcuno, “si facciano avanti e tacciano”.

 
 

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