Nei mesi trascorsi dall’uscita dell’ultimo numero di Peggio, qualcosa è cambiato rispetto al processo che ha coinvolto gli anarchici nel Salento e le custodie cautelari a carico di alcuni di essi. L’esame dei testimoni dell’accusa è iniziato solo a maggio ed ha visto la sfilata di numerosi poliziotti e carabinieri, nonché la plateale presenza di Cesare Lodeserto, ex direttore aguzzino dell’ex Cpt “Regina Pacis”.

Il 23 giugno, la Corte d’Assise ha concesso gli arresti domiciliari a Saverio. Successivamente, il 21 luglio, anche Salvatore è tornato a casa, sempre agli arresti domiciliari, Marina è tornata libera e ad Annalisa è stato revocato l’obbligo di dimora. Durante le udienze molte sono state le testimonianze riguardanti fatti irrilevanti, che fanno si che il processo si allunghi a dismisura, mentre i testi chiave dell’accusa, il capo della Digos leccese e l’ex comandante dei Ros sempre a Lecce, si sono dilungati sulla loro analisi dell’anarco-insurrezionalismo in Italia, dovendo forzatamente raddrizzare i loro discorsi sui fatti locali contestati ai compagni, data la gran confusione che ne avevano fatto.

L’inconsistenza degli indizi, unita alla incomprensione di ciò di cui stessero trattando e l’evidenza di un fragile castello accusatorio, hanno portato i suddetti personaggi in divisa ad acconsentire sulla carenza dei presupposti previsti dalla legge per individuare un’associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Il Pubblico Ministero, colto quasi da infarto per quanto emerso dal dibattimento, avendo ormai intrapreso una battaglia personale e senza quartiere contro quei diavoli degli anarchici, ha fatto appello presso il tribunale del Riesame contro la liberazione di Marina e gli arresti domiciliari a Salvatore. L’appello è stato accolto, ripristinando le iniziali custodie cautelari, con la singolare motivazione che non si poteva tenere conto di quanto emerso dal dibattimento e affermato dai testi principali dell’accusa, ma si doveva fare riferimento a quanto “scoperto” dalle indagini, e cioè una serie di relazioni e di incontri – quelli per la realizzazione del bollettino Tempi di guerra in primis –, considerati espressione dell’attività e della pericolosità della presunta associazione; a ciò si aggiunge il fatto che in casa dei due compagni sopra citati, sono stati trovati durante la perquisizione, numerosi libri anarchici!

La distorta interpretazione delle loro stesse leggi è emblematica delle forti pressioni politiche che mal si celano dietro le note vicende repressive. I compagni comunque hanno presentato ricorso in Cassazione contro l’esito dell’appello del Tribunale del Riesame, che rimane quindi sospeso.

Ulteriori istanze di attenuazione della misura degli arresti domiciliari, sono state al momento rigettate dalla Corte d’Assise. Lavorare o andare a fare la spesa, sono considerate concessioni inammissibili e profondi motivi di depressione per il Pubblico Ministero.

Intanto le udienze vengono fissate a mesi di distanza le une dalle altre, con il chiaro intento di far scontare ai compagni una pena, indipendentemente da ogni esito processuale.

Prossima udienza il 18 gennaio 2007, ore 9.30


Aria pesante e puzza di sbirro

I soliti spioni, intanto, proseguono la loro opera di repressione in vari modi, continuando a parassitare e a inventarsi nuovi sviluppi investigativi dall’“Operazione Nottetempo”.

Una donna solidale e spesso presente alle udienze, ha ricevuto le sgradevoli attenzioni della Questura della sua città; un poliziotto ha telefonato per avere da lei notizie sulla propria vita, e del perché seguisse quel “processo con imputati tanto pericolosi”. Precedentemente, non trovandola in casa, ha rivolto domande alla madre, intimorendola.

Un altro individuo solidale, anch’egli spesso presente in tribunale, viene fermato in continuazione dalle forze dell’ordine, con insistenti richieste di documenti.

Episodi analoghi accadono ad un compagno inquisito, spesso infastidito dai controlli di sbirri vari, che pretendono di sapere perché si rechi in paesi diversi da quello di residenza!

Ad una compagna invece è capitato di incontrare dei digossini nell’ufficio anagrafe del Municipio del suo paese. I due hanno fatto repentina marcia indietro, quando si sono visti scoperti con le mani nella marmellata!

Infine il 31 ottobre, si è tenuta a Lecce la presentazione del libro “Huye, hombre, huye”, scritto da un detenuto spagnolo in regime FIES, con la presenza della madre e di alcuni compagni spagnoli. Dopo il loro arrivo a Lecce, le auto su cui viaggiavano assieme a due compagni salentini sono state seguite e bloccate dai carabinieri, per un “controllo di routine”, e sono stati tutti identificati. Durante la presentazione poi, la Digos è rimasta per tutto il tempo fuori dall’edificio per filmare i partecipanti, mentre una volante si aggirava lì intorno. Nonostante la presenza degli odiosi ceffi, l’iniziativa ha visto molta partecipazione.

Sempre nel tentativo di intimidire e reprimere, alcuni compagni sono stati multati per diverse migliaia di euro per un blocco stradale avvenuto nel gennaio 2005 nei pressi del tribunale durante un’udienza del processo agli anarchici.

 
 

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