Titolo: Adesso - Foglio di critica sociale - Rovereto, 21 marzo 2001 - Numero 4

LA DOMANDA DEL MESE:

CHI SONO GLI ELETTORI FIERI DI ESSERLO?

Per lo più sono salariati poveri che si credono proprietari, degli ignoranti mistificati che si credono istruiti, e dei morti che credono di votare.

Di progressi in promozioni, hanno perso il poco che avevano e guadagnato ciò che nessuno voleva. Collezionano le miserie e le umiliazioni di tutti i sistemi di sfruttamento del passato; ne ignorano unicamente la rivolta. Assomigliano molto agli schiavi, ammassati come sono in casamenti malsani e lugubri; malnutriti di una alimentazione inquinata e senza gusto; malcurati nelle loro malattie sempre rinnovabili; continuamente e meschinamente sorvegliati; mantenuti nell'analfabetismo modernizzato e nelle superstizioni spettacolari che corrispondono agli interessi dei loro padroni. Sono trapiantati lontano dalle loro province o dai loro quartieri, in un paesaggio nuovo e ostile, seguendo le convenienze concentrazionarie dell'industria presente. Non sono che cifre in grafici realizzati da imbecilli.

Si parla loro- è sufficiente dare un'occhiata agli slogan elettorali per rendersene conto - come a dei bambini obbedienti, ai quali basta dire: "si deve", e ci credono. Ma soprattutto li si tratta come dei bambini stupidi, davanti ai quali farfugliano e delirano decine di specialisti paternalisti, improvvisatisi tali il giorno prima, in grado di far ammettere loro qualsiasi cosa dicendogliela in qualsiasi modo; il giorno dopo, l'esatto contrario.

COSA DIVENTEREMO SENZA BARBARI?

L'uomo che ordinò l'edificazione della quasi infinita muraglia cinese fu quel Primo Imperatore, Shih Huang Ti, che dispose anche che venissero dati alle fiamme tutti i libri scritti prima di lui.

Distruggere il passato distruggendo quella guardiana della storia che è la scrittura significava impedire ogni confronto con ciò che era prima. Costruire una muraglia contro il pericolo dei Barbari significava credere all'eternità del proprio impero e mantenere i sudditi nella continua paura di una minaccia proveniente dall'esterno - il Nemico - affinché non si rendessero conto che quest'ultimo non abitava un lontano Altrove, ma era alla testa dei lavori.

Cosa sta facendo, a ben guardare, il presente sistema di produzione e di dominio? Ordina, attraverso i suoi mass media e i suoi legislatori, la costruzione di una muraglia (prima di tutto nelle teste dei suoi amministrati) contro lo Staniero; con l'immagine di quest'ultimo, legittima ogni sorta di controllo e, soprattutto, giustifica alla folla dei propri sudditi così ben disposti a credergli sulla parola le presenti condizioni di esistenza; degne, ripete con l'arroganza di chi sa di non dover fornire prove essendo l'unico a parlare, di essere difese e fortificate. E distrugge, al contempo, ogni possibilità di confronto con ciò che preesisteva alla diffusione planetaria dell'economia mercantile. Non brucia libri, considerando - a ragione, come ben si vede - innocui i suoi pensatori sedicenti critici. Più d'uno che si pretendeva nemico giurato dell'esistente, si è visto accolto a braccia aperte nelle università, nei musei o in televisione, e normalmente l'amore è ricambiato. E' finita l'epoca che condannò Anassagora e Socrate, o quella che mandò Bruno e Vanini al rogo; o ancora quella che, quindici anni fa, condannava all'ergastolo un'insegnante iraniana per il possesso di una copia della Scienza della logica di Hegel. Non sono i libri allora ad essere distrutti, ma, - progetto ben più ambizioso - le città, le campagne, le vallate, i cibi, le bevande, i rapporti non mediati dalla merce, il linguaggio adatto all'arte del dialogo, i saperi comunitari, la facoltà. critica individuale, il desiderio di vivere diversamente.

Quello che una volta si chiamava popolo e che ora chiamano pubblico (essendo scomparsa ogni differenza fra la politica, l'impresa, la burocrazia e la pubblicità) viene pungolato con la paura dei Barbari perché non scopra d'essere esso stesso una moltitudine di "barbari artificiali"; stranieri a se stessi, alle proprie città e ai propri pensieri. Se gli atomi isolati di questa moltitudine riusciranno a guardare in faccia, ben al di là dell'immagine che ne forniscono i mass media, lo straniero costretto all'erranza e alla clandestinità da un mondo in sfacelo, forse potranno scorgere in lui la loro stessa miseria. Oppure saranno sballottati, gli uni come l'altro, da costrizioni sociali sempre più impersonali, oscillando tra la sottomissione e la brutalità, tra il conformismo e l'irresponsabilità più idiota. E non sono forse questi i tratti più caratteristici dell'uomo totalitario?

Nelle acque marce di questa società in liquidazione sta ritornando a galla, in Trentino come altrove, la merda fascista. La fonte sociale del razzismo non si secca con gli appelli al buon senso. Di quel buon senso sono state lastricate le strade di tutti i campi di concentramento.


PICCOLI

Il 20 febbraio scorso, tredici naziskin miranesi sono stati arrestati con 1'accusa di appartenere all'organizzazione neonazista internazionale "Blood and Honour" (sangue e onore). Da tempo a Merano e dintorni si succedono aggressioni contro stranieri e giovani per così dire alternativi (punk, skater, eccetera). La presenza di questi merdosi nostalgici di un Fiihrer (o un Duce, secondo i gusti) a cui sottomettersi si fa sempre più visibile. Tanti bravi cittadini, ostili alla violenza, come dicono, chiudono volentieri gli occhi... o applaudono in silenzio. Qualche settimana prima un un marocchino era stato accoltellato in un autogrill altoatesino da alcuni fascisti del Fronte veneto skinheads. Gruppi di questi giovani di buona famiglia ben finanziati da imprese piccole e grandi (basta citare il caso di Forza Nuova, partito creato in qualche anno con i soldi dell'agenzia di viaggi del fascista Fiore) si stanno diffondendo tutta Italia. Non sarà certo la magistratura, pilastro di questa società intrinsecamente razzista, a risolvere il problema.

Uno degli arrestati meranesi, sprovvisto del suo piccolo gregge, è stato picchiato in cella da un marocchino. Lo sapevamo bene che almeno in galera qualche galantuomo si trova pur seme.

E GRANDI

Non tutti i razzisti dichiarati hanno le teste rasate e gli scarponi. Ai primi di febbraio si è svolto a Borgo un convegno su "Il falso mito della società multiculturale" organizzato dall'associazione di destra "La terra degli avi". Non si tratta della destra estrema, ma quella considerata moderata. Un deputato ex democristiano, un sindaco leghista, un senatore di AN (doveva esserci anche un parroco...) hanno spiegato che l'immigrazione deve diventare reato, con un miscuglio di appelli all'ordine, alla salvaguardia della cultura e di retorica falsamente anticapitalista (sono i grandi della finanza a distruggere le etnie e a favorire gli immigrati, sono i lavoratori a pagare... ). Questi signori fanno finta di difendere le differenze (non quelle reali, cioè individuali, bensì quelle nazionali, cioè autoritarie), quando aspirano, come tutti i partiti, ad amministrare diversamente la stessa macchina tecnologico-industriale che ha già distrutto la loro - questa sì mitologica - "terra degli avi".

La notte precedente il convegno, degli anonimi hanno riempito i muri della città con scritte quali "I veri nemici sono i padroni, non gli immigrati" e la superba "Immigrati, non lasciateci soli con gli italiani".

NON E' MAI TROPPO TARDI

Una vecchietta di ottantacinque anni è stata condannata, il 26 febbraio scorso, a venti giorni di carcere con la sospensione condizionale della pena perché accusata di aver rubato due scatolette di sgombri e una di carne. A denunciarla erano stati alcuni dipendenti della "casa di riposo" di Rovereto dove la nonnina è rinchiusa da anni ("La vera prison l'è la casa de riposo", sembra aver risposto l'attempata signora al giornalista che le chiedeva, qualche giorno dopo la sentenza, se non avesse paura del carcere).

Dopo attenta riflessione, ci permettiamo di commentare la vicenda come segue: l'infamia di chi ha denunciato la vecchietta trova adeguato riflesso solo in quella di chi l'ha processata e condannata. Che se le tengano strette, le loro scatole di sgombri. Tra non molto, non gli resterà nient'altro.

NON CURARMI, DOLCEZZA MIA...

Lunedì 19 marzo, più di mille infermieri hanno scioperato a Trento su appello del "sindacato autonomo" Nursing up, garantendo solo i servizi essenziali. Protestavano contro il nuovo contratto stipulato fra la Provincia e Cgil, Cisl e Uil; contro i ritmi di lavoro (sette ore al giorno per sei giorni consecutivi, otto notti al mese per i turnisti con una sola domenica libera); contro la mancanza di personale (che significa richiami anche nei giorni di riposo); per l'aumento di stipendio (attualmente guadagnano in media 2 milioni e duecentomila lire al mese, straordinari compresi); per essere considerati "liberi professionisti" (non sappiamo cosa significhi). Fra gli scioperanti scesi in piazza, c'erano anche alcuni studenti del corso per infermieri. I "precettati" (cioè quelli obbligati a lavorare) sono stati più di quelli previsti dall'organico normale. I responsabili di Cgil e Cisl, nel loro ruolo ormai di dirigenti dello Stato, hanno dichiarato: "Hanno fatto perdere una giornata di lavoro agli infermieri, solo per contarsi. Non ci sono obiettivi praticabili. Di questo passo sfiancheranno gli infermieri". Nel mondo alla rovescia di cui i dirigenti sindacali sono i cani da guardia è scioperare, non lavorare, che sfianca.

Il mese prossimo, al tavolo delle trattative siederanno i responsabili di Nursing up (sindacato nato da circa un anno). Ora fanno la voce grossa, tra qualche anno saranno come gli altri, pronti a prolungare le lamentele dei propri iscritti al solo fine di garantirgli dei difensori.

Che gli infermieri abbiano fatto bene a scioperare, contro il ricatto di chi li vorrebbe missionari da spremere fino all'osso, è fuori discussione. La riflessione che avanziamo, però, è questa: cosa vuol dire curare, spesso con inusuale dolcezza, i malati che questa società fabbrica in massa (con il lavoro, la guerra tra automobilisti, le delizie della "ristorazione rapida" e le altre mille nocività industriali), senza mettere in discussione le cause concrete delle loro stesse malattie? Non sarà nella risposta a questa domanda che uno spazio comune di critica si aprirà fra gli "utenti" degli ospedali e gli infermieri?

NEI MOVIMENTI CHE LE MACCHINE ESIGONO DA COLORO CHE LE ADOPERANO, C'È GIA TUTTA LA VIOLENZA, LA BRUTALITÀ, LA CONTINUITÀ FRAMMENTATA DEI MISFATTI FASCISTI.

IL COLMO

Si stanno rincorrendo ormai da qualche settimana le voci sui pericoli per la salute pubblica dovuti alle emissioni inquinanti di alcune fabbriche che appestano l'area industriale di Rovereto.

Siric, Gallox, Aticarta, Marangoni, Biochemie sono i pezzi che, incastrandosi ciascuno con tutti gli altri - eppure mantenendo ognuno la propria, caratteristica, merda -, formano un puzzle così fetente da indurre persino un cauto sindacalista locale a paventare il rischio di un possibile "allarme sociale", nel caso in cui le autorità non decidano al più presto di correre ai ripari e rassicurare i cittadini. La tattica usata fino ad ora è stata quella solita: distinguere caso da caso e lasciare le diverse faccende nelle mani degli esperti.

Ma così come è comune a tutte le forze istituzionali (dalla magistratura che apre inchieste agli specialisti della salvaguardia ambientale, dai pompieri del sindacato ai politici d'ogni risma) il tentativo di minimizzare il tutto; allo stesso modo è comune e unica la ragione di tali e tante nocività: la confisca da parte di quelle stesse forze di ogni aspetto della vita e la sua consegna alle leggi dell'economia. Il disastro che il capitale lascia al posto di ciò di cui si appropria non può più essere nascosto, se non altro a causa delle dimensioni che sta assumendo e della sua crescente diffusione ovunque. Anche qui.

Eppure, qui, un'opposizione decisa a salvarsi gli occhi, i polmoni, la pelle non trova ancora né le proprie ragioni né,quindi, il modo di concretizzarsi. Di fronte a una misura che si va colmando (accelerata dal ripetersi degli "incidenti" alla Biochemie e aggravata dalla permanenza di immondizia tossica alla Siric), il colmo è tristemente rappresentato dalla pochezza espressa dal gruppo di opposizione che si è creato a Lizzana e Lizzanella e che già dal nome che si è scelto ("Comitato antipolveri") denuncia l'insufficienza dei propri obiettivi. Il massimo a cui questi avvelenati si spingono è la richiesta di creare una "barriera verde che sia un reale freno a polveri e rumori e perciò sicuramente con larghezza e altezza considerevoli", considerando "anche la possibilità che le stesse ditte interessate (Marangoni, Aticarta, Biochemie ecc,) possano piantare sui loro confini sempreverdi ad alto fusto".

In sostanza, una spolverata di misure ridicole che non modificherà affatto la situazione attuale. Se tutto ciò che essi vogliono è la possibilità di beccarsi un cancro entro le soglie previste dalla legge piuttosto che un tumore nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, non c'è da temere che non riescano ad ottenerlo.

NON LAVORATE MAI!

Un operaio di cinquantasei anni è stato ricoverato, il 19 marzo, all'ospedale di Verona a causa di un grave incidente accadutogli durante il suo lavoro di manutenzione alla Sony di Rovereto. E' caduto da una scala, ed ora le sue condizioni sono incerte. Solo a Rovereto, nell'ultimo anno tre operai sono morti lavorando. I sindacati si limitano a chiedere più sicurezza. Cadere da una scala, può sempre accadere. Ma se ci si era saliti per i miliardi di una multinazionale che produce stupide protesi di alienazione elettronica?

Siamo noi a far funzionare le macchine che ci asserviscono e ci uccidono. A quando uno sciopero dei gesti inutili?

IL TOTALITARISMO È L'ORGANIZZAZIONE POLITICA DELLA FRASE FATTA. E' LA FRASE FATTA IN AZIONE.

FRUGES VOLANT, SCRIPTA MANENT

Venerdì 16 marzo, si è svolta al museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto una conferenza dal titolo "Dall'Internazionale lettrista all'Internazionale situazionista" tenuta da Mirella Bandini, docente presso l'accademia Albertina di Torino; la settimana precedente era stato Edoardo Sanguineti a parlare delle avanguardie storiche. Alcuni anarchici hanno lanciato uova e ortaggi contro la professoressa e gli altri seduti in cattedra dopo aver distribuito un volantino (dal titolo, appunto,"I frutti volano, gli scritti restano") di cui riportiamo alcuni stralci:

«(...)

"L'arte è l'oppio del popolo"

da un volantino dell'Internazionale lettrista (1956)

"Ci limiteremo a pochi esempi di azione che hanno la nostra totale approvazione. Il 16 gennaio alcuni studenti rivoluzionari di Caracas hanno sferrato un attacco armato ad una mostra d'arte francese ed hanno portato via cinque quadri che successivamente si sono offerti di restituire in cambio del rilascio di alcuni prigionieri politici. (...) Questa è senza dubbio una strada esemplare per trattare l'arte del passato, per riportarla in gioco perché abbia reale importanza nella vita. Dopo la morte di Gauguin ('Ho provato a stabilire il diritto a osare ogni cosa') e di Van Gogh, il loro lavoro recuperato dai loro nemici, probabilmente non ha trai ricevuto dal mondo culturale un omaggio così consono al loro spirito come l'azione di questi venezuelani ".

G. DEBORD, I situazionisti e le nuove forme d'azione nella politica e nell'arte (1962)

(...)

"Noi vogliamo che le idee ridiventino pericolose ".

Internazionale situazionista, n. 9, 1964

"Di testi d'agitazione sono lastricate le antologie, di appelli insurrezionali i musei".

R. VANEIGEM, Trattato di saper vivere ad uso delle nuove generazioni (1967)

Non saranno né quel babbione rincoglionito di Sanguineti né la qui presente Mirella Bandini, "storica e critica d'arte". a mummificare nei musei il pensiero e la vita di coloro che hanno voluto realizzare l'arte sovvertendo la vita e la società. Parlare qui dentro di "un'arte che ornai è stata del tutto sussunta dal mercato " (la nostra professoressa) significa fare della teoria rivoluzionaria dell'ultimo secolo un'opinione fra le tante, una nuova categoria estetica o politica per ammodernare l'ordine capitalista.

Una conferenza sui situazionisti in un museo d'arte è un guanto di sfida che il recupero getta ai complici attuali della sovversione sociale. Lo raccogliamo e ve lo restituiamo al volo.

Anarchici»

Prendiamo l'occasione per mostrare come opera, nel dettaglio, la falsificazione giornalistica. Nell'articoletto anonimo apparso su L'Adige del giorno dopo, un coglione disinformato e mistificatore scrive: "Hanno distribuito un volantino nel quale si criticano i contenuti del lettrismo,dell'internazionale situazionista e delle avanguardie in genere". Ora, come il lettore può notare, si tratta dell'esatto contrario: della volontà di affermare quei contenuti contro ogni loro neutralizzazione accademica e mercantile.

 
 

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