Il 28 febbraio era in programma un concerto hard core con alcuni gruppi di Rovereto e Trento allo Jugenzentrum

Il 28 febbraio [2004] era in programma un concerto hard core con alcuni gruppi di Rovereto e Trento allo Jugenzentrum "L’isola" di Fiè (provincia di Bolzano), un centro sociale concesso dal comune ad alcuni ragazzi che lo gestiscono organizzando feste e concerti. Il ricavato della serata sarebbe servito a coprire parte delle spese legali necessarie ad avanzare i ricorsi contro i fogli di via da Rovereto e le espulsioni dall’Italia spiccate a danno di alcuni anarchici.

Le locali forze dell’ordine, probabilmente imboccate dai colleghi trentini e bolzanini, non hanno gradito l’iniziativa e per farla saltare hanno messo in atto una serie di intimidazioni mafiose che di seguito riportiamo.

La sera del 13 febbraio, alcune pattuglie provenienti da Fiè, Bolzano e Val Gardena effettuano due posti di blocco lungo la strada che porta allo Jugenzentrum fermando tutte le auto e domandando insistentemente alla gente dove stava andando, se quella sera al centro sociale avrebbero suonato gruppi roveretani, eccetera. Non essendo bastato a dissuadere i ragazzi dal tenere il concerto del 28, la sera del 27 febbraio i carabinieri di Fiè si presentano allo Jugenzentrum pretendendo di parlare con gli organizzatori. In questa sede continuano l’opera d’intimidazione dimostrando di conoscere alcuni particolari sull’organizzazione del concerto dei quali potevano essere a conoscenza solo avendo ascoltato le conversazioni telefoniche avvenute nelle ultime settimane tra i gruppi e gli organizzatori. Sperano di far annullare il concerto, ma gli va buca anche questa volta, così la mattina del 28 piombano nel centro, prendono i documenti a tutti i presenti e "sequestrano" due ragazzi, li portano alla caserma di Fiè, li spogliano nudi, tentano di proibire ai ragazzi di parlare in tedesco fra loro e abbozzano una sottospecie di interrogatorio. Durante le ore trascorse in caserma i carabinieri chiedono informazioni sui gruppi che avrebbero dovuto suonare la sera e dicono che "i ragazzi non si rendono di che razza di gente hanno invitato a suonare", che "noi qui non vogliamo casini", eccetera.

La strategia del terrore questa volta gli riesce, i ragazzi vengono rilasciati e il concerto salta, ma non contenti carabinieri e agenti in borghese presidiano la cittadina per tutto il giorno e la notte.

Resta l’amaro in bocca e la sempre maggiore consapevolezza di vivere tempi bui, in cui persino la musica dà fastidio se con sé porta dei contenuti. Quando la repressione preventiva raggiunge questi livelli ci sembra inutile dilungarci in analisi o commenti. Questi fatti uniti quelli dell’inverno trentino (e a ben guardare italiano), parlano da soli.

Una speranza: che sempre più persone si oppongano a questi attacchi alla libertà d’espressione e di movimento.

Una certezza: anche se saremo i soli non ci faremo intimidire.

Coordinamento autorganizzato contro la repressione

Il coordinamento si trova tutti i Martedì dalle 18.00 alle 20.00 presso l’aula caffè della facoltà di sociologia di Trento, in via Verdi

 
 

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